
(foto Ansa)
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Mai così tanti italiani in vacanza. Spiagge vuote? Sono cambiate le mete
Secondo Eurostat mai così tanti italiani sono partiti per andare in vacanza dal 2004. Meno spiagge affollate non per crisi, ma per nuove mete e low cost. Ecco perché il turismo italiano deve adattarsi alla domanda che cambia
Mai così tanti italiani si sono potuti permettere, negli anni recenti, una vacanza. Esatto, a dispetto delle fotografie dei litorali deserti e degli allarmi lanciati da alcuni media e politici, i numeri ci raccontano un’altra storia: sempre più famiglie riescono a partire. A dirlo è proprio Eurostat, ripreso negli ultimi giorni da diversi giornali e partiti ma spesso interpretato in modo distorto. Secondo l’agenzia statistica europea, che intervista ogni anno un campione rappresentativo della popolazione, l’anno scorso il 31 per cento degli italiani non si è potuto permettere una vacanza di almeno una settimana. Uno su tre. Un dato che ha allarmato molti, ma che in realtà è il più basso mai registrato dall’inizio delle rilevazioni nel 2004, come evidenziato per primo da Pagella Politica. Vent’anni fa eravamo al 38,7 per cento, e dopo la crisi dei debiti sovrani si era toccato il 51. Guardando al resto dell’Europa, Romania, Grecia, Bulgaria, Portogallo, Croazia, Spagna, Slovacchia, Cipro e Lituania fanno peggio di noi. La media europea è del 27 per cento, più bassa che in Italia, mentre tra i grandi paesi, polacchi, francesi e tedeschi si possono permettere più vacanze di noi.
E non si pensi che un tempo gli italiani andassero di più in ferie. Secondo l’Istat negli anni 60 – quelli delle foto in bianco e nero con le famiglie stipate in una 500, il baule legato con lo spago e la borsa frigo – solo il 21 per cento degli italiani faceva almeno un viaggio di piacere di più di quattro notti. Negli anni 70 si arrivò al 35 per cento, e dieci anni più tardi – complice il boom della Riviera romagnola con gli ombrelloni a perdita d’occhio – al 46 per cento. L’istituto di statistica non aggiorna più la serie dal 2014, anno nerissimo per il turismo, ma è molto probabile che oggi gli italiani in viaggio siano ancora più di allora visti i numeri incoraggianti diffusi da Eurostat. Nonostante i salari stagnanti e nonostante l’ondata inflattiva appena passata. Insomma, non si stava meglio quando si stava peggio. Si stava solo peggio.
Come si spiega il recuperato potere d’acquisto delle vacanze, in un paese in cui i salari crescono da 20 anni troppo lentamente e la produttività è stagnante? A risponderci è ancora una volta l’Istat. Rispetto a un decennio fa, oggi lavorano oltre 2 milioni di persone in più nel nostro paese, nella quasi totalità con contratti a tempo indeterminato (e over 50, per effetto dell’innalzamento dell’età pensionabile). Questo ha sostenuto i bilanci famigliari: pur con salari quasi invariati in termini reali, rimanere al lavoro più a lungo ha aumentato i redditi complessivi. Il potere d’acquisto delle famiglie è risalito di quasi dieci punti percentuali dal punto più basso toccato nel 2012, e ha ormai pienamente recuperato l’inflazione post-pandemica, anche se rimane ancora drammaticamente inferiore al 2009 (uno dei pochi casi in Europa). A rinforzare i bilanci delle famiglie sono stati anche gli aiuti dei governi Draghi e Meloni, che dal 2021 hanno alleggerito il cuneo fiscale per oltre 30 miliardi di euro. A essere stati maggiormente tutelati sono i contribuenti a basso e medio reddito i cui salari, secondo l’ultimo rapporto annuale dell’Inps, hanno quasi recuperato integralmente il potere d’acquisto proprio grazie agli sconti fiscali e contributivi.
Se alcune spiagge italiane oggi appaiono più vuote, il motivo non è dunque il presunto ma inesistente impoverimento generalizzato, bensì il cambio delle preferenze registrato ormai da tempo: turisti più attratti da esperienze e mete fuori dall’ordinario, itinerari all’estero resi più accessibili dai voli low cost, e prezzi in molti lidi che scoraggiano parte della clientela. E così, mentre alcuni stabilimenti contano i lettini liberi, altri settori del turismo – dalle capitali europee alle mete esotiche – registrano numeri da record. Una sfida per il sistema turistico italiano, già superato in Europa per numero di turisti da Spagna e Francia, chiamato ad abbandonare le vecchie rendite di posizione e a reinventare la propria offerta.