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L'editoriale del direttore

Sì, c'è un bicchiere mezzo pieno sui dazi

Claudio Cerasa

Più forti sulla difesa, più attenti al libero mercato, meno dipendenti dalla Russia, meno dogmatici sull’innovazione. Tema: dazi a parte, le bastonate di Trump all’Ue possono produrre effetti positivi in Europa? Forse sì

Se siete anche voi, come noi, alla ricerca di una strada alternativa a quella delle vedove inconsolabili impegnate a rimpiangere un’Europa che semplicemente non esiste, quella cioè delle scelte veloci, efficaci, dirompenti, coraggiose. E se siete anche voi, come noi, alla ricerca di una strada alternativa a quella del lamento costante e ininterrotto sui dazi, una via cioè che possa permettere di capire se accanto al bicchiere mezzo vuoto ce n’è anche uno mezzo pieno. Se siete anche voi in questa condizione, la strada necessaria da percorrere è facile: mettere da parte le tifoserie prevedibili, mettere da parte i righelli per verificare chi ce l’abbia più lungo tra l’Europa e l’America e concentrarsi su un dettaglio sfuggito a molti in queste ore che riguarda un argomento scandaloso e tabù. Sintesi: c’è una possibilità, anche remota, che dalle bastonate di Trump l’Europa abbia qualcosa da guadagnarci? Se si ragiona concentrandosi solo su un fotogramma del film, la risposta non può che essere no: tra avere un dazio al 15 per cento e non averlo è meglio non averlo. Se si allarga l’inquadratura però, e se si riavvolge il nastro del film riguardante i rapporti fra Trump e l’Europa negli ultimi sei mesi, si apprezzerà un dettaglio ulteriore, che riguarda  l’altra metà del bicchiere. Trump, in questi mesi, con il fine ultimo di castigare l’Europa dei parassiti, ha chiesto all’Europa di imboccare alcune strade che potrebbero portare molti benefici all’Europa.

 

               

 

I dazi sono un problema, lo sappiamo, ma tutto quello che gira attorno ai dazi, per l’Europa, più che un problema è un’opportunità per provare a diventare più grande, più forte, più indipendente, più sovrana. Va in questa direzione l’aumento delle spese militari, mossa fondamentale non solo per dare un contentino a Trump ma anche per rendere l’Europa più sicura. Va in questa direzione l’aumento dell’acquisto del gas liquefatto dall’America, mossa fondamentale non solo per dare un contentino a Trump ma anche per rendere strutturale  l’allontanamento dell’Europa dalle forniture russe. Va in questa direzione anche la scelta di dare maggiore forza negoziale alla Commissione sulle partite che contano, anche se poi alcuni azionisti della maggioranza che sostiene la Commissione hanno sconfessato la stessa leader della Commissione, e in fondo avere una diplomazia energetica che agisce a livello europeo, con accordi diretti con i paesi produttori, e meno nazionale, è un passo in avanti per l’Europa mica male. Va in questa direzione l’alleggerimento di alcuni eccessi del Digital Markets Act (Dma) e del Digital Services Act (Dsa), mossa fondamentale non solo per dare un contentino a Trump ma anche per evitare di far cadere l’Europa nella spirale dell’autarchismo digitale, spingendola ad avere un reticolato di norme certe e non punitive.

A tutto questo, poi, se volessimo guardare il bicchiere mezzo vuoto potremmo dire che i dazi di Trump potrebbero costringere l’Europa ad accelerare su una politica industriale comune, a spazzare dalla scena ogni tentazione protezionistica, a investire con più forza sugli accordi di libero scambio, a lavorare sulla propria competitività, a mettere in campo un nuovo Green deal tarato per far sì che la decarbonizzazione avvenga con l’accortezza di non penalizzare l’industria e a considerare infine la presenza di un dollaro meno forte rispetto all’euro, dal 27 gennaio a oggi l’euro ha guadagnato l’8 per cento sul dollaro, non solo come un dramma per le nostre esportazioni ma come una grande occasione per aumentare il potere d’acquisto europeo e fare qualche passo in avanti per trasformare la prevedibilità dell’Europa in un asset strategico per rafforzare la nostra attrattività. I dazi di Trump fanno male, lo sappiamo, ma se il prezzo da pagare per avere un’Europa più competitiva è avere un 15 per cento di dazi in più si può dire, forse, che il bicchiere mezzo pieno dovrebbe fare decisamente più notizia di quello mezzo vuoto.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.