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le conseguenze
I dazi al 15 per cento potrebbero costare all'Italia quasi 23 miliardi
Una simulazione del Centro Studi Confindustria stima i possibili effetti del protezionismo americano per l’industria italiana. A pesare anche la svalutazione del dollaro, che penalizza la competitività del Made in Italy
I dazi americani al 15 per cento per l'Unione europea potrebbero costare all'Italia fino a 22,6 miliardi di euro in minori esportazioni, pari a oltre un terzo delle attuali vendite italiane sul mercato americano. Questa è la stima del Centro Studi Confindustria. Il Made in Italy, in particolare nei settori ad alto valore aggiunto come macchinari, farmaceutica, agroalimentare e automotive, risulterebbe fortemente penalizzato. A pesare non sono solo i dazi, ma anche la svalutazione del dollaro rispetto all’euro, che dall’inizio dell’anno ha già registrato un calo del 13 per cento, rendendo le merci italiane meno competitive rispetto a quelle prodotte in paesi come la Cina o l’India.
I macchinari di precisione – indispensabili per fare industria in ogni parte del mondo – subirebbero un calo di commesse per 4,3 miliardi, la farmaceutica per 3,4 miliardi, mentre alimentare e manifattura vedrebbero ciascuna un arretramento di circa 1,85 miliardi. Anche settori come metallurgia, auto, tessile, chimica e bevande registrerebbero contraccolpi significativi, con perdite comprese tra gli 800 milioni e 1,2 miliardi.
Secondo Istat, sono circa 23 mila le imprese italiane potenzialmente vulnerabili all’export verso gli Stati Uniti: queste aziende impiegano complessivamente 415 mila lavoratori e rappresentano oltre il 16 per cento dell’intero export nazionale. Un eventuale incremento delle vendite verso mercati alternativi – stimato in un massimo di 10 miliardi di euro – non sarebbe sufficiente a colmare il buco lasciato dal rallentamento negli Stati Uniti. In questo contesto, ogni punto percentuale in più di dazi o di svalutazione del dollaro si tradurrebbe in un miliardo di euro in meno di esportazioni italiane verso il mercato americano. Coldiretti segnala che la sola prospettiva dei dazi ha già avuto un effetto frenante sull’agroalimentare: nel mese di maggio la crescita delle esportazioni è stata quasi nulla e gli ordini di olio d’oliva e conserve sono crollati del 17 per cento.
La nuova ondata protezionistica promossa da Trump mette a rischio intere filiere. L'Europa sta valutando contromisure, tra cui un’ipotesi di ribilanciamento fiscale a carico delle big tech. Le stime finali dipenderanno dall’esito del lungo negoziato ancora in corso tra Bruxelles e Washington, che potrebbe prevedere esenzioni settoriali o rimodulazioni delle tariffe.



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