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Stati uniti
La deportazione di massa prosciuga l'economia, scrive il Wsj
A lungo andare, le espulsioni imposte da Washington renderanno più difficile per Trump garantire il ritorno di un livello di benessere pari a quello del suo primo mandato pre Covid. E le aziende stanno già segnalando il problema
Donald Trump sta annullando le autorizzazioni per un permesso di lavoro negli Stati Uniti a centinaia di migliaia di migranti provenienti da Cuba, Venezuela, Haiti e altri paesi in difficoltà, e lunedì ha posto fine al sistema di protezione temporanea (Tps) per migliaia di honduregni e nicaraguensi. Il giorno successivo, il segretario all’Agricoltura Brooke Rollins ha dichiarato che non si faranno eccezioni sulla deportazione di massa e su “una forza lavoro americana al 100 per cento”. La Casa Bianca intende davvero fare questa cosa o si tratta di “deterrenza retorica”? chiede l’Editorial Board del Wall Street Journal in un editoriale. “A volte Trump dice di voler dare alle aziende e agli alberghi un pass per la deportazione, visto che sono entità che dipendono dal lavoro degli immigrati”, scrive il quotidiano conservatore, aggiungendo un esempio concreto: a questi honduregni e nicaraguensi era stato originariamente concesso il Tps in seguito al passaggio dell’uragano Mitch nell’America centrale, nel 1998. E’ ragionevole chiedere che cosa ci sia di “temporaneo” in questa protezione, ma se queste persone hanno vissuto e lavorato negli Stati Uniti con il Tps per trent’anni, cosa ci si guadagna a cacciarle?
Così il Wall Street Journal arriva al punto: “La deportazione di massa di lavoratori produttivi prosciugherà la crescita economica e renderà più difficile per Trump garantire il ritorno di un livello di benessere pari a quello del suo primo mandato pre Covid”. E’ una questione rilevante e lo è ancora di più se si pensa che è sollevata da un giornale conservatore, che proprio per questa ragione – sui dazi e sull’immigrazione non perdona nulla a Trump – è spesso attaccato dall’Amministrazione, che però ha una certa difficoltà a infilare pure questo media nel mainstream di sinistra ostile al governo. In più le argomentazioni del Wall Street Journal sono avvalorate da un documento pubblicato martedì dalla Federal Reserve di Dallas: “La nostra analisi”, dicono gli autori, “suscita la preoccupazione sul fatto che un forte inasprimento delle politiche di immigrazione abbia il potenziale di ridurre sostanzialmente la crescita della produzione”.
Lo studio si basa su un modello che include dati storici sull’immigrazione e l’economia dal 1955 al 2019. “La crescita del pil in genere aumenta per due anni in risposta a un aumento inaspettato dell’immigrazione netta non autorizzata e poi torna gradualmente alla sua media ”, scrivono gli autori. “L’inflazione non mostra quasi nessuna risposta nei primi anni, ma diminuisce leggermente negli orizzonti più lunghi”. Il Wall Street Journal dice che questo studio non deve certo servire da incoraggiamento ad attraversare il confine illegalmente, ma non si può ignorare il fatto che la crescita della forza lavoro faccia aumentare la produzione economica e diminuire l’inflazione. I ricercatori hanno applicato questo modello a scenari futuri. L’ipotesi presuppone che “l’immigrazione netta non autorizzata rimanga al livello della primavera del 2025”. Rispetto alle politiche dello scorso autunno durante l’Amministrazione Biden, la crescita annuale del pil è inferiore di 0,81 punti percentuali nel 2025 e di 0,49 nel 2027.
Dal punto di vista economico l’effetto è negativo, ma bisogna anche considerare altri elementi, primo fra tutti la sicurezza. La domanda semmai è: quanto Trump vuole aumentare le perdite deportando in massa lavoratori agricoli, operai che aggiustano i tetti o lavorano la carne? Lo studio della Fed del Texas rivela che “un’alta deportazione interna”, con espulsioni che aumentano gradualmente ogni anno fino a 437.500 persone, ridurrebbe la crescita economica dello 0,83 per cento quest’anno e dello 0,84 nel 2027. Se c’è una “ondata di autodeportazione”, cioè metà delle persone che godono della protezione del Tps lasciano gli Stati Uniti prima della metà del 2026, la crescita del pil si ridurrebbe dell’1,01 per cento quest’anno e dello 0,45 per cento nel 2027. Se la deportazione arriva fino a un milione di persone l’anno, la crescita del pil si ridurrebbe dello 0,89 per cento quest’anno e dell’1,49 nel 2027.
Le aziende stanno già segnalando il problema. Il dipartimento dell’Agricoltura dice che il 42 per cento dei lavoratori agricoli nel 2020-22 non aveva un’autorizzazione per lavorare e poteva quindi essere deportata. Il presidente ha detto la scorsa settimana, conclude il Wall Street Journal, che la Casa Bianca sta definendo un piano per consentire agli agricoltori di tenere dipendenti “alieni” affidabili da molto tempo, “gli agricoltori e l’economia ne hanno bisogno”.