due fronti

Capire la battaglia tra old money e new money nella vendita di Gedi

Stefano Cingolani

Attorno alla vendita di Rep & co c’è un duello tra due idee di capitalismo. Si fanno i nomi di Giovanni Ferrero, Luca Garavaglia e Vivendi, ma a manifestare interesse sono anche i protagonisti dell’èra digitale, come Paolo Ardoino e Andrea Pignataro

New money contro old money, si può mettere anche in questi termini la partita che si gioca attorno alla vendita del gruppo editoriale Gedi. Exor, la holding di casa Agnelli, dichiara di aver ricevuto “tante manifestazioni d’interesse” anche se “non hanno avuto nessun seguito”. Si sono fatti i nomi di Giovanni Ferrero e Luca Garavoglia, tra gli altri, mentre resta in stand by la cordata guidata da Claudio Calabi che sta cercando di allargare la sua platea di possibili soci. John Elkann vorrebbe una uscita dalla porta principale, quella europea o comunque internazionale, e spera che si manifesti un partner all’altezza. Si era affacciata Vivendi, anche se alcuni fonti dicono che la priorità per Vincent Bolloré e i suoi figli è un’altra. Ovvero: chiudere il contenzioso con Mediaset (sono ai tribunali e si decide l’anno prossimo) quindi non è il momento di prendere altri impegni in una Italia che è già costata cara al finanziere bretone.

 

Ma a manifestare interesse sono anche i protagonisti dell’èra digitale, protagonisti italiani o per meglio dire italo-internazionali. I nuovi ricchi occupano gli spazi lasciati vuoti dagli eredi del primo capitalismo, la new money dopo aver accumulato dall’estero una montagna di quattrini intende diventare profetica anche in patria. Paolo Ardoino è già entrato nella Juventus, ha comprato il 10,7 per cento della società bianconera e vuole farsi spazio. L’informatico ligure amministratore delegato di Tether, la più diffusa stablecoin che vuole “iperdollarizzare il mondo”, è uno juventino sfegatato e sostiene che il club deve essere gestito con logica industriale, per questo vuole avere un ruolo importante al vertice. John Elkann punta i piedi per dimostrare che tiene alla Juve e non intende liberarsene, non per chiusura verso il nuovo mondo, visto che ogni anno a Torino ospita i nuovi magnati dell’èra digitale e ha stretto un accordo con Sam Altman per l’intelligenza artificiale nel gruppo editoriale. 

 

Guarda con attenzione agli sviluppi della vendita di Gedi anche Andrea Pignataro, matematico bolognese diventato il secondo uomo più ricco d’Italia con un patrimonio stimato in circa 30 miliardi di dollari (cinque volte più dei Berlusconi). Ha patteggiato con l’Agenzia delle entrate 280 milioni di euro in cinque rate, quindi si sta mettendo in regola con il fisco. Una mossa indispensabile anche perché negli ultimi anni ha continuato a crescere comprando una serie di società italiane, da Cerved (dati e informazioni commerciali) a Prelios (finanza più immobiliare). Proprio qui, nella vecchia Milano Centrale diventata Pirelli Real Estate, Pignataro ha incrociato Fabrizio Palenzona che certo fa più parte della old che della new money. Politico piemontese (sinistra democristiana), banchiere (dalla Cassa di Torino a Mediobanca e Unicredit), manager nei trasporti e nelle infrastrutture (dai camion alle autostrade fino agli aeroporti), dal 2018 guida Prelios che l’anno scorso è stata acquisita da Ion, la holding di Pignataro del quale Palenzona tesse apertamente le lodi.

 

“E’ un unicum. Un fuoriclasse che, tra l’altro, non se la tira. Imprenditore, manager e scienziato insieme”, si spertica anche se lo conosce da meno di due anni. E aggiunge: “Ha in testa un disegno strategico e, dopo aver fatto fortuna in tutti i continenti, ha volutamente deciso di impegnarsi nel suo paese. Riservato per carattere e per scelta di vita, non facendo parte di nessun ‘circolo del tennis’, non gode di amichettismo’’. E i debiti? “Ma uno che ha iniziato da zero e oggi ha un gruppo industriale innovativo con un valore di oltre 45 miliardi potrebbe aver fatto tutto senza debito? Non ha mai ricevuto soldi pubblici, ha onorato sempre i suoi impegni”.

 

Non manca una frecciata al governo: “Sono convinto che sarebbe più utile alla nostra premier e al paese un colloquio con l’umano Andrea piuttosto che con il transumano Elon Musk”. E qui può fare molto anche Gedi. Sì perché possedere il secondo e il quarto quotidiano italiano, cioè la Repubblica e la Stampa (senza dimenticare le radio e la Manzoni, concessionaria di pubblicità) aggiunge valore se non economico (il gruppo ha bisogno di una ripartenza forse ancor più della Juventus) certo reputazionale e politico. A chi si lamentava che la Stampa perdeva soldi il vecchio senatore Agnelli ribatteva: “L’importante è che arrivi ogni mattina alle sette sul tavolo del capo del governo” (allora era Benito Mussolini). E’ stato Palenzona a far interessare Pignataro o viceversa? Abbiamo provato a contattare Palenzona, ma non ha risposto. Restiamo in attesa.

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