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lezioni di europeismo

La Grecia può insegnare molto sulle banche all'Europa. L'altro caso Orcel

Mariarosaria Marchesano

La reazione delle autorità elleniche al rafforzamento di Unicredit in Alpha Bank, la seconda banca del paese, contrariamente a quanto avvenuto in Germania per Commerzbank, rappresenta la speranza che il mercato unico di capitali non è un traguardo così irraggiungibile

Meno male che c’è la Grecia a credere nell’unione bancaria europea. La reazione delle autorità elleniche al rafforzamento di Unicredit in Alpha Bank, la seconda banca del paese, contrariamente a quanto avvenuto in Germania per Commerzbank, rappresenta la speranza che il mercato unico di capitali non è un traguardo così irraggiungibile. “E’ uno sviluppo positivo per entrambe le banche”, ha detto il governatore della Banca di Grecia, Yannis Stournaras, secondo il quale “questa operazione indica la strada da seguire per l’Unione europea nel settore bancario: la cooperazione transfrontaliera tra banche solide, unitamente al completamento dell’Unione bancaria, dell’Unione dei mercati dei capitali e alla semplificazione delle procedure, riduce la frammentazione del mercato europeo, crea economie di scala, migliora la liquidità e l’efficienza”. Un commento destinato a far discutere nell’epoca dei sovranismi finanziari europei. Ma non finisce qui, il governatore Stournaras è stato incalzante: “Ciò si tradurrà in una crescita economica più forte, una trasmissione più rapida della politica monetaria, prezzi più bassi dei beni e dei servizi e, in ultima analisi, una maggiore prosperità economica”. Una lezione di europeismo a tutti gli effetti.

A Stournaras ha poi fatto eco il ministro dell’economia e delle finanze, Kyriakos Pierrakakis, per il quale l’investimento di Unicredit “rappresenta un chiaro voto di fiducia nei confronti dell’economia greca”. Come dargli torto, visto che il paese è uscito risanato da una lunga e drammatica crisi economica e finanziaria. La stessa Alpha Bank ha subito una profonda ristrutturazione dopo essere stata presa per i capelli dal fondo salva banche greco. Poi nel 2023 è entrato Unicredit con una quota del 9,6 per cento. E ieri l’annuncio che, attraverso strumenti derivati, il gruppo italiano guidato da Andrea Orcel, si è portato al 20 per cento circa e non è escluso che arrivi fino al 29,9 anche se non è detto che lanci un’opa. A Unicredit, infatti, potrebbe bastare il ruolo di maggiore azionista all’interno di un istituto che genererà un utile netto aggiuntivo di 180 milioni di euro. In futuro si vedrà. Intanto, Orcel si gode la buona accoglienza ricevuta in Grecia rispetto a quella che gli ha riservato la Germania per l’iniziativa su Commerzbank. Certo, diverso è il peso dei due paesi, Germania e Grecia, all’interno dell’Eurozona così come quello dei rispettivi sistemi economici e bancari. Ma, di fatto, il tono assunto dal governo greco è di grande aiuto al banchiere italiano in questo momento in cui è in difficoltà anche in Italia su Banco Bpm.

Orcel, però, lo aveva detto, durante la presentazione dell’ultima trimestrale, che avrebbe potuto cogliere opportunità nell’area europea per investire l’ingente liquidità a disposizione. E quella di Alpha Bank è una duplice opportunità perché consente a Unicredit di espandersi in Grecia ma anche di rafforzare la sua presenza in Romania, attraverso la controllata di Alpha in questo paese. Insomma, il percorso di espansione all’estero non si ferma. Anzi, l’idea che traspare da tutto questo attivismo di Unicredit, che a tratti potrebbe disorientare, è resistere alle difficoltà incontrate finora con i governi per giocare il ruolo di campione bancario europeo quando le condizioni lo consentiranno. Oggi la mancanza di un’unione bancaria consente alla Germania di alzare un muro di protezione intorno a Commerzbank ma il governo federale non è ricorso finora ad alcuno strumento normativo per fermare Unicredit e probabilmente non lo farà sapendo che questo potrebbe generare attrito con le autorità europee. Diversamente in Italia, il governo Meloni, di fronte all’ops di Unicredit su un’altra banca domestica, ha adottato il golden power creando le condizioni per un corto circuito con la Consob guidata da Paolo Savona a cui Orcel e per un contenzioso giudiziario davanti al Tar del Lazio. La posizione di palazzo Chigi si potrebbe ammorbidire grazie ai buoni uffici del ministro Antonio Tajani e grazie al fatto che ci sarebbero in pista fondi arabi disposti a rilevare le attività di Unicredit in Russia. Ma soprattutto esiste il rischio di una procedura d’infrazione contro l’Italia per l’uso inappropriato del golden power. Una prospettiva che il ministro Giancarlo Giorgetti non teme, mantenendo ferma la sua posizione che a occuparsi della sicurezza nazionale debba essere il governo e non l’Europa, ma che, nei fatti, metterebbe in imbarazzo l’Italia nei confronti di Bruxelles nel bel mezzo delle tante tensioni geopolitiche già esistenti. 

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