
Foto di Grecia Cristina Campero Arizpe su Unsplash
Il report
Crescono i ricavi dei musicisti italiani su Spotify, anche grazie agli ascoltatori esteri
Con quasi 150 milioni di euro versati a musicisti, etichette e detentori di diritti sui brani italiani, la piattaforma svedese rappresenta la metà di tutto il mercato digitale italiano. Mentre metà delle entrate viene generato dagli utenti residenti fuori dall'Italia. Numeri e percentuali di un settore in salute
Gli stereo non sono quasi più di serie nelle auto, e i numeri di Spotify ci spiegano il perché. A livello globale, nel 2024, la piattaforma ha versato 10 miliardi di dollari ai vari detentori di diritti sui brani caricati sul loro servizio streaming, quasi 150 milioni di euro solo per Italia. Il dato si è più che triplicato dal 2019, arrivando ad aumentare di quasi il 20 per cento solamente nell’ultimo anno. Ben oltre il +8,5 per cento del mercato totale della musica registrata in Italia nel 2024, o del +13,6 per cento considerando solo lo streaming (dati Fimi). Complessivamente, il denaro distribuito dalla piattaforma rappresenta circa il 50 per cento di tutto il mercato digitale italiano, pari a 312,2 milioni di euro, stando all’ultimo Global Music Report dell'International federation of the phonographic industry.
A snocciolare cifre e percentuali è la stessa Spotify nella seconda edizione del suo report “Loud&Clear”, ossia forte e chiaro. Quasi a voler intendere quanto la trasparenza sui guadagni nel mondo dello streaming sia ormai un’esigenza da gridare contro il chiacchiericcio mediatico che spesso nasce sul tema. Partiamo dalle basi. Per “royalties” si intendono i compensi generati dagli artisti in base a quanto la loro musica viene ascoltata. Negli ultimi cinque anni, il numero di artisti italiani che hanno generato royalties oltre le soglie di 10 mila, 50 mila e 100 mila euro è più che raddoppiato. Il 40 per cento dei guadagni è legato a musicisti ed etichette indipendenti, meno della media globale (circa il 50 per cento).
A trainare i risultati non ci sono solo utenti italiani. Circa il 50 per cento di tutte le royalties generate dai nostri musicisti nel 2024 proviene da ascoltatori al di fuori dell’Italia. Fra questi, gli utenti statunitensi sono in cima, avendo creato oltre 130 milioni di playlist con almeno un brano italiano al loro interno (più di quante ce ne siano lungo la penisola). Grazie al +23 per cento di ricavi generati dalla musica eseguita in italiano nell’ultimo anno, il nostro idioma è entrato ufficialmente nel club delle lingue da oltre 100 milioni di dollari su Spotify. A fargli compagnia ci sono altre 7 lingue diverse, prime fra tutte inglese e spagnolo.
Secondo un report di Midia Research, società specializzata nell’analisi di media e intrattenimento, Spotify detiene circa un terzo del mercato globale degli abbonati allo streaming musicale, generando però i due terzi degli ascolti a pagamento totali. In altre parole, gli utenti di Spotify ascoltano molta più musica rispetto a quelli delle altre piattaforme. Tuttavia, è errato pensare che ogni ascolto corrisponda a una specifica somma di denaro: moltiplicare gli ascolti per una cifra non porta alla cifra finale da distribuire. Le piattaforme, infatti, non pagano per ogni singolo stream, ma generano entrate attraverso abbonamenti a costo fisso.
Su Spotify, però, si sentono anche i podcast. Per quanto riguarda l’Italia i numeri non sono ancora disponibili, ma a livello globale la piattaforma ha versato al settore oltre 100 milioni di dollari nei soli primi tre mesi del 2025. Siamo ancora lontani dalle cifre legate alla musica, ma il modello di monetizzazione è diverso: il podcaster vive grazie alla pubblicità. Tanto che –a differenza di quanto accade con le canzoni– uno spot all’interno del podcast si può sentire sempre, anche con un abbonamento premium.
“Stiamo vivendo in un’industria musicale sempre più senza confini, come mai prima d’ora”, commenta Federica Tremolada, general manager Europe della piattaforma. “Sono i fan a guidare questa nuova era di successo musicale e il compito di Spotify è coinvolgere sempre più ascoltatori in tutto il mondo”.
Lo streaming ha contribuito ad abbattere le barriere all’ingresso nel mondo discografico, e la musica oggi viaggia molto più velocemente di prima. Eppure per tutti gli artisti che riescono a vivere di musica, ce ne sono tantissimi altri che provano a buttarsi nel mercato. Col risultato, paradossale, che nonostante i numeri in crescita, la torta rischia comunque di avere fette sempre più sottili.