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L'annuncio

L'addio di Buffet. La sua filosofia finanziaria ha modellato il secolo americano

Stefano Cingolani

Fiuto, metodo, sette comandamenti lineari e pacchetti azionari di peso. L’Oracolo di Omaha affida il timone della sua Berkshire Hathaway a Greg Abel, mandando un messaggio a Trump: “Commercio e dazi non devono essere un'arma”

“Signore e signori ecco a voi il leggendario investitore Warren Buffett”. Il fondatore della società finanziaria di maggior successo al mondo veniva presentato così, ogni anno, all’assemblea della Berkshire Hathaway a Omaha in Nebraska. Fra otto mesi lascia il timone, ma non se ne va (e come potrebbe), resta presidente mentre la sua corazzata finanziaria passa al successore che egli stesso ha scelto: Greg Abel, maturato in casa. L’annuncio era atteso dall’anno scorso, quando Buffett aveva trasformato la sua lettera agli azionisti, letta a Wall Street come un vaticinio, in un saluto e in un testamento nel quale parlava di se stesso, dei figli, della ricchezza, della beneficenza. Ora manda un messaggio a Donald Trump: “Commercio e dazi non devono essere un’arma e possono diventare un atto guerra. E’ un grosso errore; quando hai sette miliardi e mezzo di persone che non ti apprezzano granché, non credo sia giusto e non credo che sia saggio”. L’Oracolo di Omaha contro il palazzinaro di Queens, uno degli ultimi grandi del capitalismo classico contro un esponente del capitalismo predatore. 

Buffett è nato nel 1930 a Omaha, secondo di tre figli e unico maschio. Il padre Howard, finanziere libertario della “vecchia destra”, uomo di forte caratura etica, verrà eletto al Congresso nel 1942, deputato repubblicano. Ma un anno prima quel genietto di Warren aveva già cominciato a trafficare con le azioni comprando titoli della Cities Service a 38 dollari; lì per lì perde 9 dollari ad azione, poi ne guadagna 2 e s’accontenta della sua piccola speculazione. Così getta le basi della sua strategia, anzi della sua filosofia, che applicherà alla Berkshire Hathaway, fondata nel 1962, prendendo una scatola finanziaria che affonda le radici nell’industria tessile del primo ‘800. I suoi sette comandamenti sono semplici e lineari: 1-gestire bene i soldi degli azionisti; 2-l’impresa deve avere aumentato gli utili nel medio-lungo periodo; 3- quando si compra una partecipazione, la sua quotazione in borsa deve essere inferiore al 25 per cento del valore intrinseco del titolo; 4- i manager debbono essere in grado di convertire le vendite in profitti; 5- l’azienda deve avere pochi debiti; 6- deve realizzare un ritorno sul capitale investito (quindi niente magheggi finanziari); 7- ultima ma non per importanza la regola one dollar for one dollar: un dollaro di profitto distribuito per ogni dollaro di maggiore capitalizzazione

Se è così, Buffett è disposto a investire a lungo termine e non molla la sua quota nemmeno nei monti difficili. Grande divoratore di dati economici e finanziari (si racconta che portava i figli al parco giochi e lui in panchina leggeva le serie storiche dei bilanci), ha sempre guardato ai fondamentali di un’impresa senza accontentarsi delle performance immediate. La sua intuizione si è rafforzata grazie agli insegnamenti di Benjamin Graham docente alla Columbia business school, autore di un manuale intitolato “L’investitore intelligente”, e ha trovato in Charlie Munger il suo alter ego dal 1959, quando si sono incontrati, alla sua morte tre anni fa.

Il metodo non basta, ci vuole fiuto, ma senza il metodo tutto il resto svanisce in un attimo. Così Buffett ha dato un contributo fondamentale all’economia del “secolo americano”. I pacchetti azionari più rilevanti sono in Coca Cola, Chevron,  Bank of America e Apple (di gran lunga primo azionista con il 20 per cento), ma è stato importante investitore in Washington Post, American Express, Kraft,  Big Pharma, nelle ferrovie e nell’auto, anche nella cinese Byd. Anche il suo grande amico e protetto Bill Gates gli ha reso omaggio. A passare in rassegna il portafoglio della Berkshire sembra di vedere un altro indice S&P 500. Ha attraversato molte crisi e non ha sempre guadagnato, ma Buffett l’ha vista lunga anche nel grande crac del 2008, quando tutti abbandonavano le banche e lui invece le ha sostenute contribuendo così a quella ristrutturazione che è stata la molla del boom successivo.

Greg Abel, 63 anni, canadese, di famiglia operaia, campioncino di hockey, ha esordito consegnando annunci porta a porta. A partire dagli anni ’90 comincia la sua carriera nell’azienda elettrica CalEnergy e sviluppa una gran competenza nel settore energia che attira l’attenzione di Buffett. Per oltre vent’anni assimila il metodo finché nel 2021 l’Oracolo si lascia scappare che Greg avrebbe mantenuto la cultura Berkshire. A suo parere Abel ha l’età giusta perché vuole che la sua creatura venga gestita da mano sicura almeno per altri vent’anni: “E’ un tipo da numeri e ama imparare”. Chi meglio di lui può prendere il testimone?