
Foto Ansa
Il caso
All'Ilva arriva lo smart working. Ma il lavoro smart del governo ancora non si vede
La situazione è drammatica: quest’anno la fabbrica non arriverà neanche a due milioni di tonnellate di acciaio, una in meno rispetto a quello scorso, e difficilmente gli annunciati corsi di formazione risulteranno utili per ricollocare i 5 mila lavoratori attualmente in cigs
I sindacati metalmeccanici hanno annunciato con giubilo l’accordo raggiunto per l’avvio del lavoro agile in Ilva. Che con 2.200 lavoratori in smart working, e 2.850 in cigs, diventa la più grande acciaieria agile d’Europa. Il Sole 24 Ore ci tiene a precisare: “Le figure interessate saranno dirigenti, impiegati e addetti alle aree staff. Non operai dunque”, nel caso in cui qualcuno potesse pensare che gli altofornisti per via della decarbonizzazione potessero iniziare a fondere l’acciaio nel famoso forno elettrico in cucina o che gli operai dell’area a freddo si potessero portare i tondini a casa per piegarli in salotto.
La situazione è drammatica per la fabbrica che quest’anno non arriverà neanche a due milioni di tonnellate di acciaio, una in meno rispetto allo scorso anno (prima che il governo Meloni la commissariasse togliendola ad ArcelorMittal), e difficilmente gli annunciati corsi di formazione per alfabetizzazione informatica o domiciliazione digitale risulteranno utili per ricollocare i 5 mila lavoratori attualmente in cigs tra le due amministrazioni straordinarie (il governo ha garantito loro una integrazione salariale al 60/70 per cento anche rimanendo a casa).
Nel frattempo la cassa, quella corrente, è vuota: sono stati prosciugati sia i 300 milioni che il governo ha spostato dal fondo bonifiche agli impianti sia i 320 milioni di prestito ponte del governo a un tasso dell’11 per cento. Il termine per la presentazione delle offerte per la vendita degli asset è stato spostato al 10 gennaio, e non ci sono in vista cordate italiane per rilevare l’intero pacchetto. Una beffa per il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, da sempre critico verso le multinazionali, il cui governo rischia tristemente di passare alla storia per essere stato quello che ha impedito la riaccensione del più grande altoforno d’Europa, facilitando il passaggio all’acciaieria agile. Molto smart working, ma poco lavoro smart, quando si parla di Ilva.