editoriali
La spada di Damocle giudiziaria su Mps
Una nuova inchiesta fa riemergere il rischio legale mentre è in corso la privatizzazione da parte del Mef. Il futuro della banca senese di nuovo incerto
Il rischio legale torna a pendere sul futuro di Mps. Una nuova indagine della Procura di Milano sui bilanci della banca senese potrebbe rimettere in discussione la fine del percorso di privatizzazione che finora il Mef ha condotto con il collocamento parziale della quota di capitale in suo possesso: dal 64 per cento circa è scesa al 27 per cento. A Palazzo Chigi stavano già lavorando per un’ulteriore cessione, quando martedì è arrivata la notizia della decisione dei magistrati. Il gip, dopo aver rigettato la richiesta di archiviazione della procura, ha disposto l’imputazione coatta per l’ex ceo Marco Morelli e per i presidenti Stefania Bariatti e Alessandro Falciai con l’accusa di false comunicazioni sociali e manipolazione di mercato riguardo i rendiconti del 2016 e del 2017. Agli ex amministratori viene contestata la non conforme rappresentazione della situazione patrimoniale della banca, poiché proprio i bilanci in questione sarebbero poi serviti per autorizzare la ricapitalizzazione precauzionale effettuata dal Tesoro nel 2017: un intervento pubblico di 5,4 miliardi. Il giudice ha così ordinato nuove indagini con l’ipotesi di reato di “Truffa aggravata ai danni dello stato”. In pratica, la ricapitalizzazione non sarebbe potuta avvenire qualora fosse stata evidenziata la sostanziale situazione di insolvenza. Secondo un’analisi di Equita, che fa riferimento ai conti del quarto trimestre 2023, il contenzioso che ne potrebbe scaturire con le parti civili è pari a quasi 500 milioni. Così la spada di Damocle del rischio legale che era quasi scomparsa si ripropone in una fase in cui l’istituto, guidato da Luigi Lovaglio, è stato praticamente risanato e ha visto l’ingresso nell’azionariato di un folto gruppo di fondi esteri. Non a caso il titolo è stato venduto a piene mani ieri dagli investitori con una perdita di oltre il 5 per cento dopo un lungo periodo di rialzi in Borsa. Per fortuna il Mef aveva già venduto un’importante fetta della sua quota di capitale ai migliori prezzi di mercato. Da oggi il processo di privatizzazione è di nuovo più incerto.
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