“Non chiamarmi Junior”
Tavares, Urso e l'orgoglio frustrato di Alfa Romeo
Dopo la scaramuccia "sovranista" con il ministro, Stellantis appiccica alla nuova automobile un diminutivo banale, dimostrando povera fantasia e scarsa indipendenza: è la fame di incentivi statali. Povera Alfa
“Non chiamarmi Junior”. Gli appassionati della saga ricorderanno la lite tra Indy e il padre nel film di George Lucas “Indiana Jones e l’ultima crociata”. Il professor Henry Walton Jones senior interpretato da un brillantissimo Sean Connery, è il genitore scozzese, eminentissimo studioso di letteratura medievale che ha scoperto dove si trova il Sacro Graal. Il figlio è stato battezzato anche lui Henry Walton e fa l’archeologo seppur con uno stile tutto suo. Indiana aveva sempre odiato quel diminutivo tanto da assumere il nome del cane di famiglia. Ecco, l’Alfa Romeo prodotta a Tychy in Polonia si doveva chiamare Milano, ma dopo che il ministro Urso ha preso cappello invocando una delle migliaia di improbabili leggi italiche, è stata rinominata Junior. Dalle fervide menti di Carlos Tavares, patron della casa madre Stellantis, e dell’ad dell’Alfa Jean-Philippe Imparato, è uscito il topolino, un appellativo che non s’addice all’Alfa Romeo come il lutto non s’addiceva ad Elettra. Henry Ford si levava il cappello ogni volta che vedeva un’Alfa passare. Lo confessò forse per piaggeria nel 1939 a Ugo Gobbato, gonfiando d’orgoglio il petto dell’ingegnere che guidava la casa del Biscione. Ford gli chiese quante ne producesse. “Sei al giorno” rispose l’industriale italiano. “Io le fabbrico in un minuto”, replicò il re dell’auto di massa. Adesso il ritmo produttivo a Tychy è lo stesso che a Dearborn (Michigan). Ma non per questo di fronte alle nuove Alfa si può tenere in testa il cappello o meglio il berretto da baseball.
La Fiat non ha mai capito né amato l’Alfa Romeo: nel 1986 la prese per togliere di mezzo un concorrente che poteva andare, udite gente, proprio alla Ford. Adesso monsieur Imparato dice che l’Alfa, quando è entrata nel pancione di Stellantis, perdeva un fracco di soldi, invece lui e Tavares l’hanno rilanciata. Gli alfisti lo sperano e lo sperano gli italiani i quali, con buona pace di Adolfo Urso, hanno perso l’occasione di veder circolare per le strade del mondo l’omaggio a Milano che è pur sempre la seconda capitale dell’Italia repubblicana come lo fu dell’automobile.
Ora all’Alfa hanno appiccicato un diminutivo banale banale, dimostrando povera fantasia, scarsa indipendenza e ancor minore orgoglio. Stellantis ha fame di incentivi statali e Imparato (nomen omen) ha appreso “quanto sa di sale lo pane altrui”. Conclusione: non chiamatela Junior. D’altronde in questi tempi sovrani non si saprebbe se pronunciarla giunior all’inglese o iunior come nel latino medievale che mise la virgola alla i lunga romana.
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