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Meno evasione, più tasse: “Pagare tutti per pagare meno” è solo uno slogan

Luciano Capone

In Italia il tax gap è sceso in cinque anni di 24 miliardi (da 107 a 83 miliardi): nel 2021 è stato già raggiunto l'obiettivo del Pnrr sull'evasione per il 2024. Eppure, nello stesso periodo, la pressione fiscale è continuata ad aumentare

Dopo la revisione di settembre dell’Istat dei dati sul pil, il Mef a inizio anno ha pubblicato l’aggiornamento della relazione sull’evasione fiscale per gli anni 2016-2021. Si tratta, quindi, del periodo che precede il governo Meloni. I dati, che forse avrebbero meritato un maggiore risalto e una discussione più ampia, sono positivi. L’evasione fiscale e contributiva risulta ancora molto elevata (83,7 miliardi nel 2021), ma in forte calo (era 107,7 miliardi nel 2016): 24 miliardi in meno. Questo trend che dura ormai un periodo ampio dimostra che diversi provvedimenti di contrasto all’evasione (split payment, reverse charge, fatturazione elettronica) hanno funzionato, come è evidente dalla forte riduzione del tax gap dell’Iva (-16 miliardi).

 

Dall’aggiornamento della relazione emergono due aspetti rilevanti. Il primo è che la forte riduzione dell’evasione che si è registrata nel 2020 (da 100 a 86 miliardi) è proseguita anche nel 2021, con un ulteriore calo in valore assoluto (83,7 miliardi) nonostante il forte rimbalzo. Si poteva pensare che il calo del sommerso fosse dovuto solo ai lockdown, alle restrizioni per contrastare la pandemia e alla conseguente recessione, e invece con la ripresa post-Covid non c’è stato un ritorno alle abitudini precedenti: il tax gap (cioè il rapporto tra imposte evase e quelle teoriche) si è ulteriormente ridotto di circa due punti (dal 17,2% al 15,3%).

 

L’altra notizia positiva riguarda proprio questo indicatore, che è più basso dell’obiettivo del Pnrr per il 2024. L’obiettivo quantitativo del Pnrr, che era ritenuto ambizioso, indicava un calo della propensione al gap (al netto di Imu e accise) almeno al 15,8% entro il 2024, con una riduzione del 15% rispetto al 2019: i dati dicono che già nel 2021 questo indicatore è al 15,2%, con una riduzione del 18,2% rispetto al 2019. In pratica, il governo Meloni ha ereditato il raggiungimento di un difficile obiettivo con largo anticipo.

 

La principale nota negativa della relazione riguarda l’evasione degli autonomi. C’è una riduzione in valore assoluto di 3,3 miliardi dell’evasione, ma la propensione all’evasione che è elevatissima non solo non è diminuita ma è addirittura aumentata (dal 66% al 67%). Questi numeri sfatano le teorie e le infelici dichiarazioni di Giorgia Meloni sul “pizzo di stato”, secondo cui la lotta all’evasione va fatta “dove sta davvero: le big company, le banche, le frodi sull’Iva, non il piccolo commerciante”. La lotta all’evasione delle società è stata fatta (tax gap su Ires e Iva sono in forte calo), mentre è tra gli autonomi che non si registrano progressi. E va anche al di là dell’Irpef, visto che come ha segnalato su Domani Alessandro Santoro, che è presidente della Commissione che elabora Relazione sull’evasione del Mef, la flat tax per gli autonomi “è esemplare” per come abbia incentivato “la massiccia sottodichiarazione del fatturato” per restare sotto la soglia che garantisce l’aliquota agevolata.

 

Detto questo, c’è però da fare un’ulteriore considerazione rispetto alla narrazione dominante sul tema, secondo cui in Italia ci sono tasse molto alte proprio perché c’è un’elevata evasione fiscale. Pertanto è solo scovando chi non paga le tasse che si può ridurre il carico di chi le paga. “Pagare tutti per pagare meno”, è lo slogan. Che però è restato in larga parte solo uno slogan. Perché, guardando i dati Ocse, nello stesso periodo in cui l’evasione fiscale è stata ridotta a un livello più basso di circa 24 miliardi l’anno, in Italia la pressione fiscale è aumentata, da circa il 42% al 43%. E il dato è più rilevante se si va indietro negli anni, quando l’evasione fiscale era ancora più elevata e la pressione fiscale era inferiore al 40%.

 

Questo perché, generalmente, quando lo stato recupera l’evasione trova un “tesoretto” che preferisce usare per nuove e ulteriori spese invece che per ridurre le aliquote. Perché le emergenze e i bisogni sono sempre tanti e la riduzione delle tasse non è mai in cima alla lista. Il contrasto all’evasione fiscale è un obiettivo sicuramente da perseguire, ma non è da questo che necessariamente deriva un alleggerimento del carico fiscale. Per farlo serve una forte richiesta dal basso e un altrettanto forte impegno politico all’alto a non aumentare, e magari a ridurre, la spesa pubblica. Quando si parla di “nuovo patto fiscale” tra stato e contribuenti è a questo che bisogna guardare: non solo al lato delle entrate, ma anche a quello delle uscite.

 

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali