Perché la nuova Quota 103 è, di fatto, una Opzione Uomo

Luciano Capone

Il nuovo anticipo è in pratica rivolto ai soli maschi e, con il ricalcolo contributivo, emula Opzione Donna. Ma può essere una soluzione ponte per Opzione Tutti: flessibilità in uscita, ma nella logica contributiva della riforma Fornero

Come ha ribadito il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, la legge di Bilancio del governo è condizionata da vincoli come l’aumento della spesa per interessi da un lato e l’eredità degli incentivi edilizi  (il Superbonus) dall'altro. In questo contesto, le pensioni sono il capitolo di spesa su cui il governo ha scelto maggiormente di sacrificare le promesse elettorali per lasciarsi dei margini per poter fare politica economica. Ma al di là delle esigenze di cassa, la previdenza è probabilmente anche il settore su cui il governo maggiormente indica una visione di medio periodo.

 

Sul tema i dati più interessanti vengono, come spesso accade, dall’analisi sulla manovra dell’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb) presentata in audizione alla Camera. La misura simbolo della politica previdenziale del governo Meloni è Quota 103, un canale di uscita anticipata che è stato prorogato in senso più restrittivo della versione precedente: 62 anni di età e 41 di contribuzione, come l’anno scorso, ma con requisiti più stringenti (“finestre” per la decorrenza allungate di tre-quattro mesi, ricalcolo integrale secondo le regole contributive e un tetto all’assegno pari a quattro volte il trattamento minimo – prima era cinque).

 

Se si confronta l’uscita con Quota 103 (tenendo conto dei nuovi “finestroni”) con le regole ordinarie per l’uscita anticipata (41 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini), nota l’Upb che “l’anticipo sui requisiti ordinari è al massimo pari a: 6 mesi per le donne del comparto privato, 4 mesi per le donne del comparto pubblico, 1 anno e 6 mesi per gli uomini del comparto privato e 1 anno e 4 mesi per gli uomini del comparto pubblico”. In pratica, questa nuova Quota 103 può essere ribattezzata come Opzione Uomo: si avvicina sempre più ai criteri della legge Fornero e, soprattutto, è principalmente diretta agli uomini visto che le donne possono usarla per andare in pensione al massimo 4-6 mesi prima, avendo tra l’altro già acquisito quel diritto con Opzione Donna.

 

Il nome Opzione Uomo è molto più indicativa di Quota 103 non solo perché è rivolta essenzialmente a una platea di sesso maschile, ma anche perché l’introduzione del ricalcolo contributivo dell’assegno pensionistico rende questa misura molto più simile a Opzione Donna che alle precedenti Quote introdotte a partire dal 2019. Ciò vuol dire anche che, considerando che il tasso di adesione a Opzione Donna è storicamente contenuto (20-25 per cento) proprio per effetto della penalizzazione dovuta al ricalcolo contributivo, la spesa sarà probabilmente più bassa del previsto dato che la relazione tecnica stima 17 mila pensionati in più nel 2024, una cifra più o meno pari agli aderenti effettivi nel 2023 alla vecchia Quota 103 che non aveva penalizzazioni. Ma al di là del dato contabile questa nuova Quota 103, come osserva l’Upb, “potrebbe essere vista come un primo esperimento, sulla base dei cui risultati ipotizzare un futuro canale di pensionamento flessibile, valido per tutti i lavoratori, con requisiti di accesso inferiori di due o tre anni a quelli ordinari e calcolo contributivo integrale dell’assegno”.

 

In sostanza, uniformare i criteri di Opzione Donna e Opzione Uomo per fare Opzione Tutti: non più una toppa annuale, ma una riforma del sistema pensionistico che introduca flessibilità in un sistema a contribuzione. Le persone possono andare prima in pensione ma non a carico della collettività: lo stato spende di più negli anni di uscita anticipata ma risparmia dopo, con un impatto neutro sulla finanza pubblica nel medio termine.

 

Tra l’altro, se si mettesse da parte per la propaganda politica, sarebbe una riforma che può mettere d’accordo tutti i partiti: sia il Pd perché discute soluzioni del genere da tempo anche durante il governo Draghi, sia il M5s dato che proposte analoghe – dopo aver abbandonato, un po’ come la Lega, i propositi iniziali – le ha avanzate Pasquale Tridico, l’ex presidente dell’Inps scelto dai grillini. Sarebbe inoltre un modo per introdurre flessibilità all’interno della logica della riforma Fornero, chiudendo una decennale e assurda battaglia contro la demografia e il principio di realtà.

 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali