Foto Ansa 

all'assemblea di confindustria

La gran lezione di Mattarella su mercato, democrazia e libertà

Stefano Cingolani

L'assemblea degli industriali dedicata alla democrazia. Le parole di Bonomi e quelle del capo dello stato. Appunti per il partito del dirigismo

Lo scorso anno in Vaticano davanti a Papa Francesco, oggi nella giornata internazionale della democrazia ad ascoltare il presidente della Repubblica. Vola alto Carlo Bonomi che ha presieduto l’ultima assemblea del suo mandato. L’evento è stato preparato da tempo con particolare cura per il tema scelto, per il momento storico e politico, per il messaggio che si è voluto lanciare: “Democrazia e mercato hanno in comune l’idea di uguaglianza e concorrono entrambi alla sua attuazione”. Lo ha detto Sergio Mattarella citando l’ultimo libro di Martin Wolf, e rilanciando una frase pronunciata poco prima da Bonomi: “Senza democrazia non possono esserci né mercato, né impresa, né lavoro, né progresso economico e sociale”.

Il presidente della Confindustria ha spiegato che l’idea di dedicare alla democrazia questa assemblea e far prevalere la riaffermazione di valori e principi alla querula disanima sulla congiuntura, sul Pnrr, sulla manovra di bilancio, gli è venuta il 16 dicembre ascoltando le parole pronunciate proprio dal presidente della Repubblica: “Oggi dobbiamo prenderci cura della democrazia”, aveva detto Mattarella, perché è minacciata ovunque. E Bonomi ha letto le impietose cifre dell’indice elaborato dall’Economist che indica fino a qual punto il mondo sia ancora nelle mani di autocrati e tiranni. Il capo dello stato ha esordito dicendo che il suo era un saluto, invece è stato un intervento pieno di precetti e riferimenti all’attualità. Non bisogna cadere in due errori: il primo è “la ripetizione ossessiva” delle denunce “senza adeguata e coraggiosa ricerca di soluzioni”; il secondo, “ancor peggio, cedere alle paure quando non alla tentazione di cavalcarle, incentivando anche contro i fatti l’esasperazione delle percezioni suscitate”.

Un monito non nuovo. Più inedita l’enfasi sul binomio mercato-democrazia. Cogliamo fior da fiore: “Le imprese sono al centro di un sistema di valori, non soltanto economici… e sono anche agenti di libertà… Generare ricchezza è una rilevante funzione sociale. E’ una delle prime responsabilità sociali dell’impresa”. Non si tratta di “capitalismo di rapina”, non è quello al quale guarda la Costituzione la quale “opta decisamente per un’economia di mercato in cui la libertà politica è il quadro entro cui si inserisce la libertà economica”. E qui Mattarella ha ammonito a “evitare la concentrazione del potere, a garanzia della libertà di tutti. Vale per le istituzioni. Vale per le imprese”. Corollario indispensabile è niente “dirigismo né protezionismo tipico delle esperienze autoritarie”. Citando Roosevelt e il New Deal, il Presidente ha ricordato che in quegli anni 30 in cui la crisi del capitalismo ha nutrito la crisi della democrazia, la Studebaker denominava un suo prodotto di punta Dictator.

Diritti del lavoro, salute, sicurezza, cavalli di battaglia degli ultimi interventi sono risuonati anche nella sala ben insonorizzata dell’auditorium romano, così come la lotta alla povertà e alle diseguaglianze, ma il focus era decisamente altro. Bonomi non ha evitato l’attualità. Sulle riforme costituzionali ha auspicato che non siano divisive e ha precisato: “Crediamo che il capo dello stato debba continuare a essere il garante della Costituzione”. Ha criticato l’ultimo aumento dei tassi d’interesse da parte della Bce: forse si riuscirà a evitare una recessione, ma le imprese hanno bisogno di investire e il costo del capitale diventa troppo alto. In ogni caso “l’inflazione non si batte solo con i tassi, ma con altri strumenti” e ha evocato il “patto sociale”. La prossima manovra si dovrà concentrare sul taglio del cuneo fiscale, gli investimenti, le riforme.

La tassa sulle banche è “un prelievo forzoso”, l’intervento sul caro voli entra in conflitto con il mercato unico europeo. Al salario minimo legale ha contrapposto un “salario giusto”, ha ricordato “il legame indissolubile con la produttività” e ha difeso la contrattazione. L’Ue o dopo le elezioni riprenderà il cammino verso una maggiore integrazione “o bisognerà correggere al ribasso l’accelerazione degli obiettivi”. E qui Bonomi è in sintonia con l’approccio del governo. Tutto questo è oggetto di trattativa quotidiana, è il lavoro di Confindustria come lobby. Oggi, invece, Confindustria si è voluta presentare con un volto diverso che ai più anziani richiama il tempo delle battaglie (verbali) sulla centralità dell’impresa. Resterà di nuovo una voce che grida nel deserto delle rendite, dei privilegi acquisiti, dei no Pos?

Di più su questi argomenti: