editoriali

Le extra bischerate del governo sulle banche

Redazione

Meloni, Giorgetti e Tajani ammettono l’errore sul provvedimento sugli extraprofitti, ma non lo correggono. Lo farebbe Giorgetti, se Salvini non fosse già in campagna elettorale

Al dunque se ne sono accorti tutti, di aver fatto una bischerata. Ma nessuno ci tiene a invocare fino in fondo il ravvedimento, ché si rischierebbe di passare per pavidi. Il parere della Bce, che arriva a denunciare tutte le storture del provvedimento sugli extraprofitti bancari, finisce così con l’illuminare questo paradosso: correggere si deve, ma possibilmente senza dirlo, senza ammettere l’errore. Vorrebbe correggerlo Giancarlo Giorgetti, che una riscrittura della norma l’ha promessa ai banchieri di Cernobbio confessando i limiti del prelievo annunciato. Se non fosse che Matteo Salvini è in modalità incendiaria per le europee, e quindi liquida con parole di sdegno la nota di Francoforte, s’indigna dicendo che quando la Spagna ha adottato un analogo provvedimento, “e non ho sentito delle grida della Bce in quel caso” (dimostrando o ignoranza o malafede, visto che un parere simile, e ugualmente critico, peraltro citato nella missiva diretta all’Italia, il la Bce lo aveva inviato anche a Madrid nel novembre scorso).

Vorrebbe correggerlo Antonio Tajani, se non altro per dare consistenza alle sue velleità di difensore del moderatismo nel governo. Epperò i rapporti di forza in maggioranza sono quelli che sono, e lui ad apparire nemico di Giorgia non ci pensa, e quindi subisce in silenzio la bocciatura, da parte dei meloniani, degli emendamenti che FI aveva depositato alla Camera per limitare la portata della norma.

Vorrebbe modificarlo perfino Meloni, stando a quanto lei stessa ha detto ieri sera a Bruno Vespa, pur “rivendicando il provvedimento”, si capisce, e a patto, dice, che “le correzioni siano a parità di gettito”. Che è come voler mancare un impegno nell’attimo esatto in cui lo si assume, che è un po’ come voler scimmiottare il Fonzie di “Happy Days”, quello che nel dover ammettere di essersi sbagliato inizia inevitabilmente a farfugliare. Non proprio rassicurante. Specie se si parla di materia bancaria.

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