qualcosa non torna

Conte tenta di coprire la voragine del Supebonus con dati inventati

Luciano Capone

Il principale artefice dell'abisso contabile da 70 miliardi nel bilancio pubblico,difende il credito fiscale al 110 per cento sciorinando numeri a caso o inventati. Le stime di Nomisma sulla crescita e del Censis sul gettito non sono attendibili

Giuseppe Conte è tornato a dare i numeri sul Superbonus. Proprio mentre il paese inizia a rendersi conto dell’abisso contabile da 70 miliardi di euro prodotto dai bonus edilizi, il premier che ha aperto questa voragine nel bilancio pubblico torna a difendere il credito fiscale del 110 per cento sulle ristrutturazioni sciorinando numeri a caso. Prima ha detto che “secondo l’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb) il 40% delll’11% di crescita (del biennio 2021-22, ndr) è dovuto al Superbonus”. È un’affermazione completamente inventata. L’Upb è stata una delle istituzioni più critiche sul bonus edilizio e in una relazione di marzo 2023 presentata al Parlamento ha calcolato che il contributo alla crescita dell’investimento in costruzioni residenziali indicato dall’Istat per il 2021-22 è stato di 2 punti percentuali, di cui solo “la metà è ascrivibile all’incentivo fiscale”. L’1% del pil in due anni, meno del 10% della crescita cumulata.


Poi Conte ha preso fiato rilanciando i numeri diffusi in audizione dalla Camera da Nomisma, secondo cui il Superbonus, grazie a un moltiplicatore tra 2 e 3, “ha generato un valore superiore ai 200 miliardi, a fronte di 88 miliardi di investimento”. Dice Conte: “Buone notizie per i mal di pancia di Giorgetti e del governo Meloni. Se i bruciori non dovessero passare neanche con questi dati, non rimane che il Buscopan”. Come prima cosa va detto che Nomisma è un istituto che opera anche nel settore dell’edilizia e che ha lavorato molto grazie al Superbonus. Ma a prescindere da questo aspetto, ciò che non torna è proprio il conteggio. Perché l’errore in cui si vogliono indurre i cittadini, che ormai dopo molti anni è evidentemente voluto, è nella confusione tra valore della produzione e valore aggiunto. I 200 miliardi di Nomisma sono il primo, ovvero la sommatoria del fatturato di tutti i settori coinvolti, ma ciò che conta ai fini del pil è il secondo, il valore aggiunto, cioè al netto dei costi e dei consumi intermedi. La produzione lorda è necessariamente un multiplo del valore aggiunto, perché somma tutti i passaggi intermedi. Questo errore da matita blu è noto a tutti gli economisti, ma è stato continuamente riprodotto da politici e media perché ha consentito di spacciare effetti “moltiplicativi” del Superbonus.

 

In realtà, come hanno calcolato istituti indipendenti come la Banca d’Italia o l’Upb e lo stesso Mef, il moltiplicatore sul pil del Superbonus è “inferiore a 1” (e non tra 2 e 3, come sostengono il M5s e Nomisma). Per sgomberare il campo da questo fraintendimento, il Mef e la Ragioneria dello stato in audizione alla Camera, facendo esplicito riferimento a studi di entità come Nomisma o il Censis, hanno chiarito l’equivoco: “In alcuni casi è analizzato l’impatto delle agevolazioni sulla produzione, che include il valore dei beni intermedi, anziché sul pil, che è invece al netto dei consumi intermedi, giungendo quindi a risultati non comparabili e solo apparentemente più elevati”.

 

Un altro numero sparato dal leader del M5s è quello secondo cui “per ogni euro speso con il Superbonus, lo stato incassa 70 centesimi”. Si tratta di una stima fornita dal Censis, in uno studio finanziato dai costruttori e pubblicato a novembre 2022. La valutazione completamente sballata del Censis, come all’epoca notò sul Foglio l’economista Leonzio Rizzo, si basava sulla stessa confusione di Nomisma: era stato applicato il prelievo fiscale, di circa il 38%, sul fatturato attivato dal Superbonus nell’edilizia anziché sul valore aggiunto, producendo così un gettito doppio rispetto alla realtà. L’errore era così clamoroso e il dato di pressione fiscale del 70% talmente fuori dalla realtà, che lo stesso Censis in audizione alla Camera ad aprile 2023 si è rimangiato quella stima, non riproponendola nel testo depositato.

 

Da come Conte usa le fonti e maneggia i numeri è evidente la ragione, incomprensibile ai più, di come sia stato possibile approvare un provvedimento come il Superbonus che ha devastato i conti pubblici in una tale misura. Se ai contribuenti non resta che prendere il Buscopan, come suggerisce Conte, all’ex premier è consigliata la somministrazione di Acutil Fosforo prima di leggere i dati economici.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali