Foto LaPresse

economia di governo

I tabù di Meloni al sud passano da tre lettere: Zes

Mariarosaria Marchesano

Il credito d’imposta per chi investe nel mezzogiorno. Come evitare altri casi Whirlpool? Indagini a più voci

Il salvataggio della Whirlpool di Napoli ha messo in evidenza una nuova prospettiva per lo sviluppo del Mezzogiorno che può avvenire attraverso le Zes, Zone economiche speciali, un acronimo sulla carta fino a poco tempo fa e diventato quasi a sorpresa uno strumento di politica industriale. Il modello, che piace alle banche e agli imprenditori, rappresenta una sfida per il governo Meloni, che dovrà dimostrare di non avere problemi a sostenerlo solo perché è un’eredità degli esecutivi Gentiloni e Draghi.

Nelle Zes la semplificazione burocratica è già una realtà perché i commissari agiscono in autonomia e in deroga al codice degli appalti, anticipando di fatto la riforma. E’ grazie, infatti, ai poteri speciali esercitati dal presidente della Zes Campania, Giuseppe Romano, che l’operazione Whirlpool è stata possibile e “adesso – come lui stesso spiega al Foglio - sono una quarantina le richieste di autorizzazione a investire nell’area campana per un totale di 1,3 miliardi di nuove iniziative imprenditoriali che possono contare su una burocrazia ridotta all’osso e su credito d’imposta e riduzione delle tasse”.

Nate formalmente nel 2017, le Zes – otto in tutto distribuite in tutto il centro-sud, dall’Abruzzo alla Sicilia – sono rimaste lettera morta fino al 2021 quando il governo Draghi le ha ripescate inserendole nel Pnrr che ha stanziato 630 milioni per dotare queste aree delle infrastrutture necessarie per attrarre nuovi capitali, sull’esempio di quanto avviene in paesi come Polonia, Francia e Stati Uniti (anche se il caso più virtuoso di Zes è considerato quello di Shenzhen in Cina). L’insediamento degli otto commissari, nominati da Draghi su proposta dell’ex ministro del Mezzogiorno, Mara Carfagna, ha messo le Zes nelle condizioni di uscire dalla zona grigia e di cominciare a operare secondo modalità – come lo sportello unico digitale – senza precedenti in Italia: le classiche 37 autorizzazioni che servono per avviare un’attività produttiva sono raggruppate in un unico permesso che può rilasciare la struttura commissariale nel giro di quindici giorni. Una rivoluzione non solo per il Sud ma per l’Italia di cui si sono subito accorte le prime due grandi banche del paese. È stato il gruppo Intesa Sanpaolo a sostenere finanziariamente l’imprenditore Felice Granisso quando si è fatto avanti per rilevare la Whirlpool di via Argine garantendone i livelli occupazionali. E pochi giorni fa il gruppo UniCredit ha riunito a Milano 60 imprenditori più altri 100 collegati in video conferenza per spiegare l’opportunità delle Zes, alla presenza anche degli otto commissari. "Vediamo del valore in questo modello e come banca ci sentiamo fortemente responsabili nel contribuire al suo successo”, spiega al Foglio Remo Taricani, Deputy Head di UniCredit Italia, che ha stanziato un plafond di 6 miliardi per le imprese che investiranno in queste zone nell’ambito del più ampio piano “UniCredit per l’Italia”.

Per Taricani ciò che rende attrattive le Zes non sono tanto le agevolazioni fiscali quanto l’autorizzazione unica per i progetti d’investimento che ne riduce in modo drastico i tempi di realizzazione. “Direi che questo è ciò che fa più brillare gli occhi agli imprenditori – prosegue – Abbiamo perciò riscontrato molto interesse e probabilmente andremo a presentare le Zes in alcune città europee dove la banca è presente perché siamo fiduciosi nella possibilità di attrarre anche investitori esteri. Vogliamo provare a capire è se questo modello è scalabile, cioè se si può applicare a più aree e a più settori nel momento in cui le grandi multinazionali stanno ridefinendo la catena globale del valore”.  Insomma, la sfida sarebbe quella di una regionalizzazione della supply chain mondiale, che in gergo si chiama “reshoring”. Ma anche senza andare troppo lontano, le Zes come spiega il commissario Romano, che oltre alla Campania presiede la zona economica speciale della Calabria, possono già contare risultati concreti. “Stiamo ricevendo richieste da tutta Italia e anche da multinazionali, il modello Whirlpool ha dimostrato di funzionare anche per altre aziende locali che rischiavano di essere dismesse. E’ il caso, per esempio, della ex Meridbulloni di Castellammare di Stabia rinata ad Acerra grazie a un’impresa di Reggio Emilia, la Sbe Varvit, che l’ha rilevata seguendo l’iter semplificato previsto dalla Zes. Ma potrei citare l’iniziativa della Novartis a Vibo Valentia e diverse altre. In pochissimo tempo siamo riusciti a rendere pienamente operativa la nostra struttura e, grazie al passa parola, riceviamo ogni giorno richieste di nuovi contatti”. Ma che tipo di interlocuzione hanno i commissari delle Zes con il governo? Romano, che ha anche un ruolo di coordinamento delle otto aree, spiega che trimestralmente i commissari inviano a Palazzo Chigi una relazione sull’attività svolta e che il governo ha un ruolo di “monitoraggio e di ascolto”. Chissà se è abbastanza per l’esecutivo di Giorgia Meloni, che, abolendo il ministero per il Mezzogiorno, ha rinunciato di fatto alla possibilità di prendersi il merito del successo delle Zes, se questo modello si dimostrerà realmente efficace. Oggi è il ministero degli Affari europei di Raffaele Fitto, che ha anche la delega per il Sud, a seguire a distanza l’attività dei commissari.  E il momento in cui potrà dimostrare se ci crede o meno non è molto lontano perché, come osserva Francesco Tavassi, fondatore e presidente del gruppo logistico Terni e già vice presidente dell’Unione industriali di Napoli. “Anche le agevolazioni fiscali sono importanti per gli imprenditori e su questo punto ci sarebbe bisogno di maggiore certezza. Il credito d’imposta previsto per le imprese che investono nelle Zes del Mezzogiorno ha copertura finanziaria fino alla fine di quest’anno. Poi sarà il governo a decidere se rifinanziare o meno questa misura. Sarebbe importante avere un segnale positivo in questo senso, non mi interessano le discussioni ideologiche, se una cosa funziona perché cambiarla?”.

Di più su questi argomenti: