Su un campione di oltre 31 milioni di immobili nel paese, solo il 4,9 per cento è coperto contro rischi di alluvioni o terremoti. Famiglie e imprenditori credono che lo stato debba far fronte a queste calamità: ma così l’impreparazione finisce per essere collettiva
Dopo il disastro alluvionale in Romagna, come ogni volta che tali eventi si ripetono, i media hanno riempito pagine per documentare come lo stato sia rimasto indietro rispetto a una Protezione civile gestita con reti tecnologiche come in Giappone, Corea del sud e Taiwan, come la politica col governo Conte abbia smantellato la missione tecnica ad hoc creata nel 2016 presso Palazzo Chigi contro i rischi idrogeologici e sismici, e come si continuino a gestire male risorse stanziate a tal fine (21 miliardi dal 2019 al 2023, sommando fondi nazionali, europei e locali), nell’incapacità di concentrarle in progetti prioritari invece di disperderle in mille rivoli. Si sorvola però su una domanda centrale. Rispetto allo stato e alla politica, gli italiani sono meglio? Domanda sgradevole, visto che ogni volta il bilancio di vittime e danni per miliardi a imprese e lavoro si abbatte proprio sulle popolazioni. Domanda centrale, però. La risposta è ancor più sgradevole delle domande. No, gli italiani non sono meglio della politica, cieca di fronte alle catastrofi.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE