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Il maltempo che invade il nostro senso di realtà

Giuliano Ferrara

Non il cemento, la stagione travolge, non le case e le strade e i cortili, è il tempo atmosferico a sollevare incubi da estinzione, da ultima generazione. Chi ha voglia di dire a ragazze e ragazzi che siamo a un passaggio della terra, come ce ne sono stati in tutti i secoli, e non alla sua fine apocalittica?

“Primavera di mezzo inverno / è stagione a parte, sempiterna / benché intrisa di acqua verso il tramonto / sospesa nel tempo, tra polo e tropico”. Nel suo ultimo Quartetto, Little Gidding, T. S. Eliot spiegava la crudeltà delle stagioni. Questa è stagione crudele per la fetta di pianura padana alluvionata, per vite, cose, case, animali, oggetti nel fango. Nessuno può onestamente pretendere di sapere con certezza sperimentale perché abbia piovuto troppo sul troppo poco di prima, sebbene sia un dato certo. Si vive la stagione infame nella “cecità del primo pomeriggio”, si urlazzano colpe, occasioni mancate, padronanze impossibili della natura che è versata alla morte e specialmente alla morte per acqua. 
         

Tra disgelo e gelo / la linfa dell’anima trema. Non c’è / odore di terra / o odore di cosa viva. Questo / è tempo di primavera/ma al di fuori delle leggi del tempo… Dov’è l’estate, l’inimmaginabile / estate zero?”. Ci stiamo abituando a umanizzare le stagioni, tutte, e a farne stucchevoli pretesti per l’esercizio dell’intelligenza collettiva. Ma la stagione tradisce, è la sua natura. Non il cemento, la stagione travolge, non le case e le strade e i cortili, è il tempo atmosferico a invadere il nostro senso della realtà, a sollevare incubi da estinzione, da ultima generazione. Chi ha voglia di dire a ragazze e ragazzi che siamo a un passaggio della terra, come ce ne sono stati in tutti i secoli, e non alla sua fine apocalittica? Niente è disvelabile per via biblico-scientifica. Solo una restaurazione della poesia potrebbe aiutarci, visto che nessun Dio ci può salvare.
         

Se veniste da queste parti / prendendo la strada che probabilmente prendereste / dal luogo onde probabilmente verreste, se veniste / per questa via nel tempo di maggio/trovereste le siepi ancora bianche / in maggio, di voluttuosa dolcezza. / Sarebbe lo stesso alla fine del viaggio / se non veniste di notte come un re affranto / se veniste di giorno senza sapere / per che cosa venite, sarebbe lo stesso / quando lasciaste la strada dissestata e voltaste dietro il porcile verso la facciata / insignificante e la pietra tombale / e quello per cui pensavate di essere venuti / è soltanto un guscio, una buccia di senso / e il suo scopo appare soltanto quando si è adempiuto / se appare”. L’educazione poetica alla buccia di senso, per generazioni temprate ma non temperate dall’ideologia, dalle sicurezze politiche, dalle asserzioni sociali, sarebbe una bonanza, una escogitazione per la sopravvivenza, un grumo vero di speranza e di gioia. Ma è difficile. Accettare la crudeltà delle stagioni, il senso della perdita, il rovesciamento di un mese come il maggio, fatto per cantare le rose preparate dalle piogge d’aprile, è il canone stesso della tristezza che solo gente come quella di Romagna, di Lugo, di Ravenna, di Cesena, di Faenza, è in grado ormai più di sostenere. Bisognerebbe farsi forza nelle scuole, nelle comunità, come fanno loro nell’apparente spensieratezza, in quella strana certezza d’istinto carnale nella resurrezione dopo la catastrofe, per rieducare la nostra mente alla sudditanza alla terra e alle sue stagioni crudeli, maggio compreso, mese mariano in cui anche la Madonna certe volte si nasconde alla vista dei credenti.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.