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A sorpresa, l'inflazione in Europa ora arriva dai profitti aziendali

Lorenzo Borga

I margini delle aziende hanno contribuito ad alzare i prezzi, sostiene la Bce. E non è un affare semplice da far rientrare

Sorpresa: l’inflazione in Europa non arriva più dall’energia, i cui prezzi sono quasi tornati ai livelli precedenti alla pandemia, e neanche dai salari come in molti temevano ricordando le tensioni sociali degli anni 70. Il rialzo dei prezzi – escludendo i fattori esterni, come l’impatto delle importazioni – è sempre più guidato in Eurozona dai profitti aziendali. E a dirlo non è qualche leader di sinistra, o un economista isolato, ma la stessa Banca centrale europea, che certo non si può accusare di bolscevismo. Il membro italiano del board della Bce Fabio Panetta ha detto in un’intervista che “stiamo probabilmente prestando troppo poca attenzione agli utili aziendali”. Ci sono settori – ha aggiunto – “in cui i costi delle materie prime stanno calando ma i prezzi per i consumatori sono in rialzo, come anche i profitti”. Parole simili sono state pronunciate dalla stessa Christine Lagarde, secondo cui “i margini di profitto continuano ad aumentare visto che qualcuno sta cogliendo l’occasione di mettere alla prova la domanda dei consumatori sfruttando lo squilibrio tra domanda e offerta, aumentando i prezzi oltre quanto reso necessario dai costi”.

Nel rialzo generalizzato dei prezzi in effetti può essere complicato per la famiglia al supermercato distinguere i prodotti sulla base dei rincari subiti negli ultimi mesi. E soprattutto se aumentano i prezzi di tutti i prodotti disponibili, anche di beni essenziali, è difficile farne a meno. Accade anche che i listini siano aumentati nei mesi scorsi per i costi maggiori di materie prime ed energia ma poi non scendano più quando le condizioni tornano più favorevoli, garantendo margini di profitto lungo la filiera. C’è da scommetterci insomma che il caffè a un euro a cui eravamo abituati fino a un anno fa probabilmente non lo rivedremo più. E’ ancora la Banca centrale europea ad aver individuato i settori in cui questo è accaduto: in testa c’è l’agricoltura, seguita dai servizi alla clientela, la manifattura e poi l’energia. Una dinamica che gli economisti di Francoforte descrivono come “eccezionale dal punto di vista storico”. Se i profitti avevano contribuito a un terzo dell’inflazione domestica tra il 1999 e il 2022, nell’ultimo anno sono passati a due terzi, scrive sempre la Bce.

Anche in Italia i margini aziendali hanno contribuito ad alzare i prezzi. Secondo i calcoli di Bloomberg, nel nostro paese oltre il 60 per cento del rincaro è stato determinato proprio dalla ricerca di guadagni da parte delle imprese. Minoritari invece sono stati gli aumenti salariali, su cui si sono concentrate le attenzioni dei banchieri centrali. La stessa Istat ha rilevato che negli ultimi mesi sono tornati ad accelerare i rinnovi contrattuali e le retribuzioni sono aumentate del 2,2 per cento rispetto a un anno fa: un incremento insufficiente però per rimanere al passo dei prezzi. Un fenomeno presente anche al di là dell’Oceano Atlantico, negli Stati Uniti, dove tuttavia i salari sono cresciuti in modo importante grazie a un mercato del lavoro molto flessibile e in cui il potere contrattuale dei dipendenti si è fatto sentire. Secondo i calcoli dell’Economic Policy Institute i profitti hanno sì triplicato il peso sull’inflazione domestica americana, ma senza superare il contributo dei salari.

Secondo alcuni economisti l’inflazione da profitti rimane meno preoccupante di quella delle retribuzioni. L’aumento dei salari in risposta alla crescita dei prezzi infatti può innescare una vera e propria spirale, aumentando i costi delle aziende che a loro volta possono scaricare le maggiori spese sui listini, incrementando ulteriormente l’inflazione. I profitti delle imprese invece di per sé non presentano questo rischio. Anzi, c’è già chi sostiene che con margini così ampi ci sia spazio ora per i lavoratori per richiedere aumenti salariali senza spingere ulteriormente la pressione dell’inflazione.

Certo il rialzo dei prezzi da profitti non è semplice da far rientrare. Non si può certo intervenire direttamente sui listini in un’economia di mercato, mentre l’aumento dei tassi di interesse da parte delle banche centrali continua a colpire la domanda.
 

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