le polemiche sulla misura

Le ammissioni di Gualtieri e il cortocircuito del Pd sul Superbonus

Luciano Capone

L'ex ministro dell'Economia dice che hanno fatto bene Meloni e Giorgetti a bloccare il bonus edilizio. Il Pd ha ideato bene la misura ma l’ha realizzata male, è stato incapace di evitare di peggiorarla e ora però lo difende

Lo stato di confusione politica, e forse anche mentale, del Pd è ben rappresentata dall’intervista sul Superbonus di Roberto Gualtieri, rilasciata martedì al Sole 24 ore. Innanzitutto il sindaco di Roma afferma che il decreto del governo che blocca il meccanismo di cessione dei crediti fiscali è giusto: “È inevitabile, altrimenti sarebbe necessaria una pesante manovra correttiva nel 2023”. Insomma, hanno ragione la premier Giorgia Meloni e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti a porre fine al Superbonus, e di conseguenza sbaglia il suo partito che lo difende, ne chiede la proroga e rincorre Giuseppe Conte sulla discesa del “gratuitamente”.

 

La presa di posizione è tanto più rilevante in quanto Gualtieri non è semplicemente uno dei massimi dirigenti del Pd, ma da ministro dell’Economia del governo Conte è stato uno dei “padri” del Superbonus. E il disorientamento politico a sinistra, che emerge dall’intervista, riguarda non solo il presente ma anche il passato. Gualtieri dice che il Superbonus era una buona idea, necessaria nel 2020 per “dare una spinta” all’economia atrofizzata dai lockdwon: “Ha determinato una crescita formidabile del pil e un aumento altrettanto rilevante delle entrate, salvando il tessuto sociale, produttivo e finanziario”. Tutto questo effetto a breve termine, anche sulle entrate, è arrivato però a scapito di maggiori debiti e minori entrate future. Perciò, ricorda Gualtieri, sarebbe dovuta durare poco e costare solo 14,5 miliardi. “Nella nostra visione si trattava di una misura temporanea, che sarebbe terminata nel 2021 e non avrebbe dovuto essere prorogata perché dal 2022 sarebbero arrivati il Pnrr e altri copiosi investimenti pubblici”.

 

Invece è successo che alla fine la misura è costata, per ora, 72 miliardi anziché 14,5: il 500% in più. “Il problema sono le proroghe e gli allargamenti della platea, alla base dello sforamento delle risorse stanziate”, afferma l’ex titolare del Mef. Ma chi è quindi il colpevole della proroga? Sempre il governo Conte, in cui Gualtieri occupava il ruolo che fu di Quintino Sella, quello di rigido custode dei conti. “Ma il M5s voleva arrivare fino al 2023” ricorda. “Io ero contrario e alla fine riuscimmo a contenere la proroga al 30 giugno 2022”. L’inflessibile Gualtieri cedette, ma non troppo. Poi le altre proroghe le fa il governo Draghi. Però, Gualtieri non lo ricorda, era proprio il suo partito a spingere per la proroga: “La conferma del Superbonus per il 2023 fa parte dell’impegno per l’Italia verde. Il nostro partito crede che il 110 per cento sia una scelta win win perché mette insieme lotta all’evasione fiscale, green e impresa”, dichiarava ad aprile 2021 il segretario Enrico Letta.

 

L’altro problema, che da uomo di sinistra Gualtieri si era posto, riguardava gli effetti distributivi. “L’equità distributiva fu minata quando il Parlamento in conversione inserì le seconde case”. Ma pure stavolta, dopo la proroga, il ministro dovette flettersi. “Quando tentai di spiegare che ciò avrebbe peggiorato sensibilmente gli effetti distributivi della misura mi trovai di fronte un muro”. E chi volle un ampliamento della platea così smaccatamente regressivo? Il Pd, naturalmente. Prima firmataria dell’emendamento che allargava il bonus alle seconde case fu Martina Nardi, capogruppo Pd in commissione Attività produttive. “Superbonus esteso fino al 2022 e alle seconde case: il contributo dei deputati Pd al dl Rilancio”, esultava il partito del ministro dell’Economia a giugno 2020.

 

Ma Gualtieri riuscì a tenere in piedi l’argine della sinistra: “Negli emendamenti – dice ora – erano state inserite anche ville e castelli, che fortunatamente riuscimmo a far togliere”. Non proprio tutti, visto che dai dati Enea risultano spesi 840 mila euro per il rifacimento con il Superbonus di sei castelli aperti al pubblico. Ma si tratta, evidentemente, di castelli di sinistra.


La morale delle parole di Gualtieri è che il Pd ha ideato bene il Superbonus, l’ha realizzato male, è stato incapace di evitare di peggiorarlo e ora però lo difende. Mentre la destra di Meloni e Giorgetti, bloccando il Superbonus, ha fatto una cosa giusta e di sinistra. C’è più materiale per il congresso del Pd, per una riflessione su cosa sia la sinistra e cosa abbia fatto al governo nell’intervista di Gualtieri che in cento libri e convegni di Bettini.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali