Ansa

Un Watergate romano?

La morbosa campagna contro Fabrizio Palermo puzza di termovalorizzatore

Sergio Soave

Da settimane vengono pubblicate nell'edizione romana di Repubblica denunce contro la presidente del Cda di Acea, Michela Castelli, che è stata costretta a dimettersi. Le reali intenzioni sembrano essere però di natura politica

La presidente del Consiglio di amministrazione dell’Acea della capitale, Michela Castelli, è stata costretta a dimettersi in seguito a una insistente campagna di denunce sviluppata oramai da più settimane dalla redazione romana di Repubblica, che se ne vanta. L’obiettivo di Repubblica è l’amministratore delegato Fabrizio Palermo, accusato da parte di alcune addette alla sicurezza sulle pagine del giornale di “razzismo maschilista”. Una prima inchiesta interna svolta dal comitato etico interno aveva definito infondate le accuse, il che ha indotto Repubblica a definirne i membri come “Gualtieri boys”, e a insinuare che “parlano di polpetta avvelenata in vista della gara per il termovalorizzatore”. In effetti il termovalorizzatore di Roma, che ha già causato la crisi del governo di Mario Draghi e reso impossibile l’alleanza tra Pd e 5 stelle nelle regionali del Lazio (nonostante stessero insieme nella giunta uscente), resta un tema assai sensibile, ma questo non spiega l’accanimento di Repubblica contro l’amministratore delegato.

 

Le dimissioni di Castelli evidentemente non bastano, anche dopo le sue dimissioni Repubblica continua a pubblicare recriminazioni di ogni tipo, compresa una hostess che lamenta di aver dovuto servire il pranzo a Palermo e per questo di essersi sentita umiliata ed offesa. I sindacati, forse per far dimenticare il sostegno che hanno offerto a lungo ai dipendenti assenteisti dell’azienda, si sono accodati alla campagna di Repubblica e, di concerto con Fratelli d’Italia, chiedono al sindaco Roberto Gualtieri di intervenire “immediatamente”. È difficile capire la ragione di una così sproporzionata campagna di stampa, fondata per lo più su lettere anonime, ed è difficile capire, non essendo stato Palermo finora denunciato, quale può essere il confine reale tra un maltrattamento reale e uno percepito. È facile però immaginare, in questa campagna, finalità oblique, dalla ostilità al termovalorizzatore a dissensi nei confronti dell’amministrazione civica. È per questo è reale il sospetto che al centro della vicenda vi sia anche una voglia di visibilità, del desiderio di apparire come soggetti di un’inchiesta che “inchioda” potenti e potentati, come in una riedizione “de nonatri” del Watergate. Anche questo sospetto non ha prove, ma gli indizi sono convergenti e numerosi. Compresa l’idea che al centro della campagna più che l’ad di Acea vi sia il tema dei temi: il termovalorizzatore.

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