Foto di Benjamin Fanjoy, AP Photo, via LaPresse 

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Tesla fa il record di profitti mentre il circo mediatico processa Musk

Stefano Cingolani

Le vendite dell'ultimo trimestre del 2022 aumentano del 40 per cento. Nonostante prezzi elevati e consumatori cauti, il controverso innovatore non si può ancora dire spacciato 

Ma come, non era finita? Per Elon Musk, per il suo sogno spaziale, per quel giocattolo chiamato Twitter che aveva smontato subito dopo averlo improvvidamente comprato e ancor più per l’auto elettrica creata vent’anni fa, nella quale aveva creduto anche quando perdeva a bocca di barile. Così sembrava, almeno fino a ieri, leggendo i giornali di mezzo mondo o guardando all’andamento in borsa dei titoli che fanno capo al visionario, bizzarro, controverso innovatore sudafricano di famiglia canadese. Ma ci sono sempre più cose in cielo e in terra di quante ne circolano sui media e in borsa.

 

Così, mentre escono i bilanci dell’ultimo trimestre del 2022, si scopre che quelli della Tesla sono cresciuti del 62 per cento rispetto all’anno precedente, in cifra tonda si tratta di 3,8 miliardi di dollari tra ottobre e dicembre. Le vendite, sempre nello stesso periodo, ammontano a 24,7 miliardi di dollari con un aumento del 40 per cento. Certo, si può dire che il 2021 era ancora influenzato dalla pandemia. Ed è vero che le difficoltà sono aumentate. Tesla non è più sola, tutti ormai si sono gettati sulle auto elettriche. In Europa, non soltanto in Italia si sente il sordo brontolio di chi non ci crede o teme per gli effetti devastanti sulla filiera dell’automotive ancora principalmente meccanica.

 

Dubbi sinceri, preoccupazioni fondate. Come lo erano quelle dei tessitori quando venne introdotto il telaio meccanico. O, per restare nello stesso campo, quando prima le catene di montaggio poi i robot hanno trasformato l’assemblaggio. Ogni innovazione più o meno distruttiva genera nella società industriale le stesse reazioni iniziali. Se poi c’è di mezzo Musk, con quel suo caratterino ben raccontato dall’affascinante madre Maye modella a settant’anni, tutto diventa iper. Il titolo a Wall Street ha perso ben il 65 per cento l’anno scorso. Era arrivato all’iperbolico tetto di un miliardo e 300 mila dollari. Tuttavia, con una capitalizzazione di 444 miliardi, ha pur sempre un valore quattro volte superiore alla Ford e alla GM, dieci volte più di Stellantis. La Tesla è piccola tra i grandi, il suo fatturato è sei volte inferiore ai principali concorrenti, però nel suo settore resta numero uno. 

 

Si dice che la popolarità del brand si sia ridotta e che la e-car sia meno di moda, le vendite rallentano, i prezzi restano elevati e in tempi di inflazione i consumatori sono cauti. L’aumento del costo del denaro rende più caro attingere capitali sul mercato e prestiti tra le banche. Ciò vale per l’intero comparto dell’auto, a cominciare dal segmento elettrico. Vanno aggiunti i pasticci con Twitter: Musk ha speso 44 miliardi di dollari, 23 dei quali ricavati dalla vendita di azioni Tesla, 13 in prestito dalle banche, alimentando il sospetto che l’imprenditore voglia usare gli investimenti destinati all’auto per compensare le perdite della società di microblogging.

 

La reputazione di Musk si è appannata, non è più il golden boy di un tempo. Tutto vero. E sta cercando di rimediare ricomprando le azioni Tesla per sostenerle e dimostrare che continua a crederci. Ha promosso all’interno Tom Zhu che ha guidato l’espansione in Cina dove è nato, anche se ha un passaporto neozelandese. Zhu si è laureato in economia e informatica presso la Auckland University of Technology e successivamente ha preso il master alla Duke University nel North Carolina. È entrato a far parte di Tesla all’inizio del 2014 per aiutare a costruire la rete Supercharger, quella delle ricariche ultraveloci.

 

A lui spetta risolvere alcuni problemi non da poco. Più veloce e scattante delle altre, più elegante con il suo stile Bauhaus, la Tesla ha una rete di carica che consente in 15 minuti di arrivare a un’autonomia potenziale di 500 chilometri. Ma i concorrenti gli stanno con il fiato sul collo e sfornano una serie di modelli più varia, con un’autonomia di poco inferiore e meno costosi, puntando sulle city car elettriche. Quest’anno dovrebbe essere lanciata la muova Tesla Model Y, una economica e compatta da 25 mila dollari e lo spaziale Cybertruck in acciaio inox, dalla linea avveniristica “più versatile di un pick-up con prestazioni migliori di un’auto sportiva”, così recita la pubblicità.

 

Inoltre, il numero due di Tesla dovrà gestire una guerra dei prezzi al ribasso che inciderà sugli utili. Gli analisti prevedono che le consegne supereranno il milione e 900 mila a fine 2023, il 46 per cento in più del 2022. È poco meno del 50 per cento l’obiettivo prefissato, ma Musk direbbe con Mark Twain: “Spiacente di deludevi, la notizia della mia fine è fortemente esagerata”.

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