Editoriali
Meno tasse e disuguaglianza. L'Istat smentisce le accuse dei sindacati al governo Draghi
L’effetto complessivo dei provvedimenti fiscali di Draghi è stato una riduzione delle disparità sociali e della pressione fiscale e ha perciò avuto un impatto positivo
Lo scorso 16 dicembre Cgil e Uil indissero uno sciopero generale contro il governo Draghi perché autore di una manovra “regressiva” e “socialmente ingiusta”, che non affrontava il problema delle “disuguaglianze”. Come era intuibile allora, e come all’epoca avevamo scritto, si trattava di accuse fattualmente false. A quasi un anno di distanza è arrivata la conferma da parte dell’Istat, che ha appena pubblicato un report sulla “distribuzione del reddito in Italia” valutando l’impatto dei provvedimenti presi dal governo Draghi.
Il responso è che l’insieme delle politiche sulle famiglie ha “ridotto la diseguaglianza, misurata dall’indice di Gini, da 30,4 a 29,6 per cento, e il rischio di povertà dal 18,6 al 16,8 per cento”. Anche escludendo le indennità una tantum contro il caro energia, i bonus per le bollette e l’anticipo della rivalutazione delle pensioni – misure introdotte successivamente, dopo l’esplosione della crisi energetica – la manovra di Draghi, contro cui i sindacati scioperarono, ha avuto un impatto positivo.
L’Assegno unico ha ridotto di 0,5 punti l’indice di Gini, che misura la disuguaglianza, e di 1,4 punti il rischio di povertà (soprattutto per i giovani tra 0 e 14 anni: -3,8 punti). Ma anche la tanto contestata riforma dell’Irpef, che avrebbe dovuto avvantaggiare i ricchi, ha determinato una generalizzata diminuzione delle aliquote medie effettive per tutte le fasce di reddito (-1,5 punti in media), “mantenendo il profilo di progressività precedente”.
In pratica, l’effetto complessivo dei provvedimenti fiscali di Draghi è stato una riduzione della disuguaglianza e della pressione fiscale. In pratica, i sindacati avevano torto. Come Landini e Bombardieri avevano torto quando annunciavano una catastrofe occupazionale a causa dello sblocco dei licenziamenti, a cui invece è seguito il record di occupazione. Sarebbe il caso che il sindacato riflettesse sugli scioperi passati, prima di indirne uno nuovo contro la manovra del governo Meloni che presenta diversi elementi di continuità con il draghismo.
Difficoltà e soluzioni