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Eni si trasforma: le sfide sono bioraffinazione e decarbonizzazione

Nuovi business e tecnologie sono al centro del piano industiale del Cane a sei zampe già dal 2014. Sul fronte trasporti c’è la produzione di biocarburanti vegetali a partire dal ricino, dalle noci di croton e dal cotone

È innegabile che esista un legame stretto tra guerra in Ucraina e crisi energetica. Che l’aumento del prezzo del gas, già iniziato nell’autunno 2021, sia legato anche alla riduzione dei flussi dalla Russia è stato confermato dall’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) che, tra l’altro, aveva lanciato l’allarme già a settembre dello scorso anno.

E quando a febbraio c’è stata l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e il mondo di colpo è cambiato, la transizione energetica è entrata in una nuova fase storica. E’ emersa in modo sempre più chiaro la necessità di tenere insieme gli obiettivi di riduzione delle emissioni e la ricerca di fonti alternative ai combustibili fossili con la necessità di garantire gli approvvigionamenti. La risposta immediata dell’Eni è stata quella di ricorrere ad alleanze consolidate con i paesi produttori per sostituire energia da destinare al mercato europeo. Insomma, è stata messa in campo un’azione finalizzata ad aprire nuovi canali consentendo al nostro paese di sganciarsi in buona parte dalle forniture russe, mentre in Europa si cerca una strategia comune per affrontare la crisi e mettere un argine alla corsa del prezzo del gas. L’impegno contro l’emergenza energetica, comunque, per il Cane a sei zampe va di pari passo con la strategia di decarbonizzazione e con l’obiettivo di abbattere le  emissioni, anche attraverso la creazione di nuove entità di business, come per esempio Eni Plenitude (prima si chiamava Eni gas e luce), che integra la vendita e la  commercializzazione di gas ed energia elettrica per famiglie e imprese con la produzione di energie rinnovabili e la gestione dei punti di ricarica per veicoli elettrici.

Un altro esempio sono le attività di mobilità sostenibile, dove Eni è in procinto di riunificare la bioraffinazione, le stazioni di servizio e il car sharing in un nuovo soggetto dedicato.  Nel complesso, il percorso di trasformazione intrapreso da Eni a partire dal 2014 si è sviluppato attraverso una strategia che fa leva  sullo sviluppo di nuovi business e sulla ricerca di nuove tecnologie e  ha reso via via più sfidanti gli obiettivi. Il piano strategico 2022-2025, infatti, ha trasformato l’obiettivo di zero emissioni nette nel 2050 annunciato nel 2021 nella riduzione di emissioni assolute del 35 per cento entro il 2030 e dell’80 per cento entro il 2040. Inoltre, è stato fissato un nuovo obiettivo intermedio del meno 40 per cento di emissioni scope 1+2 (con scope 1 si intendono le emissioni dirette, con scope 2 le emissioni indirette generate dal consumo di energia della stessa azienda) entro il 2025. Un’accelerazione che rafforza il contributo del gruppo a mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi centigradi a fine secolo e a contrastare l’emergenza climatica. La strategia di emissioni zero è supportata da un piano di trasformazione industriale che coinvolge l’intera catena del valore di Eni, prevede l’ottimizzazione e la valorizzazione del portafoglio upstream attraverso la progressiva decarbonizzazione abbinata all’espansione dei business di bioraffinazione, rinnovabili e di economia circolare e all’offerta di nuove soluzioni energetiche e servizi.

Uno dei capisaldi del piano è rappresentato dalla mobilità. Tutte le iniziative in questo settore, sia in termini di ricerca e sviluppo, sia in  termini di accordi di partnership con altri operatori, si basano su un mix di soluzioni che include biocarburanti prodotti esclusivamente da scarti e rifiuti a partire dal 2023 e da colture non in competizione con cicli alimentari, biometano, idrogeno ed elettrico, insieme con servizi come il car sharing che contribuisce a  decongestionare il traffico nei centri urbani. E tra le nuove strategie per decarbonizzare i trasporti, c’è la produzione di biocarburanti vegetali a partire dal ricino, dalle noci di croton e dal cotone. In Kenya è stato realizzato da Eni il primo agri-hub del paese e dell’intero continente africano. Qui l’olio estratto dal ricino, dopo essere stato lavorato, viene destinato alle bioraffinerie che lo trasformeranno in biocarburante. Già all’inizio di ottobre del 2022 il primo cargo di olio vegetale ha lasciato il porto di Mombasa alla volta della bioraffineria di Gela.

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