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Nordest sotto stress

“Basta temi da campagna elettorale. Ora competenti al governo”. Parla Carraro (Confindustria Veneto)

Francesco Gottardi

Non è tempo di parlare di flat tax e riduzione dell'età pensionabile: "La partita per le bollette è più grande di noi". Meloni? "Percepisco una certa sintonia nel cambio di testimone. Da queste parti si sentiva da tempo lo scollamento dello storico elettorato del Carroccio"

Più che angoscia c’è scoramento. Perfino nel fiducioso nordest. “La partita per le bollette è più grande di noi”, dichiara Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto. “A livello regionale si può fare ben poco. E anche lo stato italiano dispone di mezzi limitati. Draghi ha fatto bene ancora una volta, cercando di orchestrare una sinergia europea contro il rincaro energetico: qualche passo in avanti c’è stato, finalmente si intravede uno spiraglio per fissare un tetto al prezzo del gas. È una delle poche manovre che si possono portare a casa. Altre, per un aiuto diretto ad aziende e lavoratori, sono molto più delicate: non possiamo indebitarci ulteriormente. Mica siamo la Germania”. Dunque che ne sarà della nostra economia? “Non registriamo ancora casi eclatanti di crisi, però i fatti potrebbero smentirmi nel giro di pochi giorni. Si naviga a vista. È dura fare impresa oggi”.


Questa è la fotografia della locomotiva del paese: secondo un report dell’Associazione artigiani e piccole imprese – aggiornato ad agosto –, il pil del Veneto, nonostante tutto, in questo 2022 sarebbe destinato a crescere del 3,4 per cento. Più di qualsiasi altra regione d’Italia. “La situazione è quasi paradossale”, spiega Carraro. “Da una parte emergono le avvisaglie di una grave crisi, con le realtà energivore che stanno intervenendo sugli orari di attività per risparmiare. Dall’altra ci sono imprese che fanno ancora difficoltà a trovare dipendenti”, il long Covid del mercato del lavoro. “Si tratta di una combinazione complicata da gestire, soprattutto per l’interpretazione delle dinamiche economiche: il risultato è un rallentamento diffuso degli investimenti. Perché quando manca una visione ottimistica del futuro, l’imprenditore frena. Questo vale dappertutto. E non è mai un buon segno: le ripercussioni le sentiremo per mesi, forse anni”.


Guardinghi per necessità. “Eppure la recessione non è uniforme”, il monito da Confindustria. “I costi di produzione alle stelle erodono marginalità. Ma i colossi di settore li sopportano meglio, scaricando gli aumenti sul consumatore finale. Le piccole e medie imprese invece fanno tanta fatica”. E l’Italia è un paese a trazione Pmi. “Parlare di deindustrializzazione è tuttavia prematuro: il quadro è tosto, ma non ancora tale da compromettere il nostro tessuto produttivo”. Quindi non c’è tempo da perdere. “Sicuro. Bisogna continuare sulla linea Draghi, su quella dell’Europa e della responsabilità. Non possiamo transigere su riforme e sacrifici attorno al Pnrr: al di là dei temi forti della campagna elettorale, indirizzati alla pancia degli elettori, mi aspetto competenza qualificata da parte di chi subentrerà a Palazzo Chigi”.


Che certo non sarà Draghi. Ma nemmeno Capitan Fracassa, presappochismo salviniano. “Basta parlare di flat tax e abbassamento dell’età pensionabile”, Carraro conferma la stoccata di Carlo Bonomi, numero uno nazionale di Confindustria. “Non si possono illudere le persone su queste cose, sarebbe una mancanza di rispetto. Il sistema invece è compatto: tra politica e imprenditoria lavoriamo insieme su istanze serie e urgenti”. Il Veneto si fida del futuro governo Meloni? “Siamo spettatori di quel che sta accadendo. Percepisco una certa sintonia nel cambio di testimone, la maggioranza è solida e la leader di FdI è consapevole della situazione: dai prezzi dell’energia alla fiscalità ci sono alcune tematiche prioritarie”.


Tanto basta per scaricare la Lega. “È un travaso che riguarda tutti i cittadini, dalla classe dirigente ai precari: da queste parti si sentiva da tempo lo scollamento dello storico elettorato del Carroccio. Un fuggi fuggi che sta provocando imbarazzi e risentimenti”. Ma Zaia è di tutt’altra pasta. “L’ho visto venerdì scorso per un meeting sullo stato di salute delle nostre imprese”, continua Carraro. “C’è grande preoccupazione e l’appoggio del presidente non ci manca, per quel che è in suo potere: l’addizionale Irpef voluta ora dalla regione non sarà che un palliativo da 330 milioni di euro”. Gocce nell’oceano della crisi. “E pensare che nel 2019 l’economia del Veneto viveva un fermento straordinario, esaltato da investimenti strutturali su tutto il territorio. Di quella stagione cosa resta, oggi?”. Era il mondo a essere un altro.

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