Ignazio VIsco

editoriali

La colomba Visco

Redazione

Il governatore di Bankitalia avvisa la Bce sui rischi di un forte rialzo dei tassi

L’impennata dell’inflazione al 10 per cento nel mese di settembre nella zona euro (9 per cento in Italia) è destinata a incoraggiare un nuovo e consistente rialzo dei tassi da parte della Bce.

 

Pochi giorni fa la presidente Christine Lagarde ha detto che la priorità dell’Eurotower resta la lotta contro la corsa dei prezzi e ha messo in secondo piano il pericolo di un rallentamento della crescita. Si vedrà quale sarà la decisione del prossimo board del 27 ottobre e intanto in molti si domandano se la Bce debba seguire o meno la Federal Reserve sulla strada di una stretta monetaria accelerata. Mentre ieri l’Istat comunicava i dati sul nuovo balzo dell’inflazione il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, intervenendo al convegno della Fondazione Cesifin, esponeva con chiarezza la sua posizione. E cioè che sarebbe un grave errore se la Bce seguisse ciecamente la Fed nei prossimi mesi. Questo perché è vero che le due macroaree hanno raggiunto valori simili nel livello di inflazione complessivo, ma ci sono rilevanti differenze nel peso relativo dei fattori di domanda e offerta e nella dinamica dei prezzi al netto delle componenti più volatili come l’energia.

Se si prende atto di queste differenze, si capisce anche perché, dice Visco, la normalizzazione della politica monetaria debba avvenire con una velocità diversa. Anche perché l’Europa ha rischi propri. Il primo è che “rialzi dei tassi eccessivamente rapidi e pronunciati finirebbero per aumentare i rischi di una recessione”, minando la fiducia nelle azioni della Bce e “rendendo paradossalmente più difficile il mantenimento della stabilità dei prezzi”. Il secondo rischio è la stabilità finanziaria: ovvero una possibile “frammentazione dei mercati finanziari lungo i confini nazionali” (leggi spread) dovuta all’architettura incompleta dell’Eurozona.  Responsabilità delle parti sociali e politiche di bilancio dovranno coadiuvare la politica monetaria, dice Visco, ma lo choc energetico è un onere ineludibile per l’area euro come lo è stato “la tassa dello sceicco” negli anni Settanta.

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