Piero Fusco, direttore Business Unit Enti Religiosi e Terzo Settore di Cattolica Assicurazioni (Ansa, 20 set 2022)

lo studio di Cattolica

Enti non profit da assicurare: si apre un mercato da 500 milioni

Mariarosaria Marchesano

La competizione tra operatori assicurativi è aperta. “Onlus e fondazioni sono chiamate a gestire i rischi legati alle proprie attività come qualsiasi altra impresa privata”, spiega al Foglio il professore Perrone

Gli enti non profit e del terzo settore sono in gran fermento da quando l’attuazione della legge di riforma del 2017 (governo Renzi) è entrata nel vivo. Per poter usufruire dei nuovi benefici fiscali, ma anche per poter beneficiare dei vecchi, questi operatori devono dichiarare la propria identità iscrivendosi in un registro nazionale – istituito a fine 2021 dopo una lunga gestazione – e rispettare alcuni requisiti di professionalità tra i quali c’è l’assicurazione obbligatoria. “Onlus e fondazioni sono chiamate a gestire i rischi legati alle proprie attività come qualsiasi altra impresa privata”, spiega al Foglio Andrea Perrone, ordinario di Diritto commerciale all’Università Cattolica e presidente del Cesen, centro studi sugli enti ecclesiastici, che ha realizzato insieme con Cattolica Assicurazioni l’indagine “Il Non Profit in evoluzione” presentato ieri a Milano.


Tra gli effetti della riforma del terzo settore – che conta 360 mila enti, quasi 900 mila dipendenti e 5,5 milioni di volontari e rappresenta circa il 5 per cento del pil italiano – c’è così la creazione di un nuovo mercato assicurativo dal valore potenziale di 500 milioni di euro, come confermato da Samuele Marconcini, alla sua prima uscita pubblica da neo amministratore delegato di Cattolica dopo l’acquisizione tramite Opa da parte del gruppo Generali. “Un’integrazione di successo – ha detto Marconcini – Ma quello che mi preme di più sottolineare è che Cattolica è storicamente attenta al mondo del volontariato e del non profit: siamo l’unica compagnia a livello italiano a poter vantare una business unit completa, dedicata a queste realtà, un’eccellenza indicata nelle leve di sviluppo del piano di integrazione previsto da Generali”. 


L’indagine Cattolica-Cesen, basata su un campione di 500 organizzazioni, ha fotografato un terzo settore attraversato da una profonda trasformazione che l’avvicina sempre di più in termini di modalità di gestione all’impresa privata, il che, come osserva Perrone, “può rendere la vita difficile a migliaia di piccole imprese che devono sopportare nuovi costi, ma questo è una conseguenza inevitabile della riforma che si è posta come obiettivo quello di far diventare il terzo settore partner dello stato nel welfare, per non dire suo supplente, a patto, però, che gli operatori abbiano tutte le carte in regole per godere di contributi pubblici”. In realtà, spiega ancora Perrone, non è stato del tutto sciolto il nodo di come l’Europa consideri le facilitazioni che l’Italia offre alle imprese non profit: “Al momento per evitare che vengano considerati alla stregua di aiuti di stato devono essere autorizzati dalla Commissione europea”.

 

Del resto, si sta parlando di un settore dell’economia che nel paese movimenta qualcosa come 70 miliardi di euro, come emerso dalla ricerca, che ha messo in evidenza le peculiarità dei rischi legati agli enti non profit rispetto al settore profit: si pensi, ad esempio, al caso dei volontari e degli amministratori. Su un totale di circa 5,5 milioni di volontari coinvolti, non tutti risultano assicurati: attualmente il 17,5 per cento delle realtà obbligate ad avere una polizza danni conferma di non averne mai sottoscritta una con conseguenze, in caso di sinistro, in capo all’organizzazione e ai suoi amministratori. Se si considera che al primo posto nella classifica delle attività non profit ci sono le organizzazioni sportive (al secondo le attività culturali e al terzo quelle ricreative e di socializzazione) si può intuire quali potrebbero essere le conseguenze di una mancata copertura.

 

Poco sentita è poi la minaccia del cyber risk. Solo il 4,5 per cento degli intervistati ha dichiarato di aver sottoscritto una polizza specifica. C’è, dunque, un tema di “sottoassicurazione” che andrebbe affrontato anche con servizi di consulenza, formazione e informazione presso gli enti del terzo settore che spesso hanno scarsa consapevolezza dei rischi e di come gestirli. Perciò la competizione tra operatori assicurativi è aperta e Cattolica conta di far valere la sua storia e le sue relazioni nel mondo del non profit acquisite in tempi non sospetti. 
 

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