Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl (Ansa)

EDITORIALI

La rivoluzione sui contratti: il caso Marelli

Redazione

La società, uscita dal gruppo Fiat, vuole interrompere il contratto sindacale dei metalmeccanici voluto da Marchionne e passare a uno nazionale

La Marelli non ha più alcun legame col gruppo nato dai successivi sviluppi della storica galassia Fiat e, di conseguenza, ha detto ai sindacati che intende a brevissimo interrompere l’applicazione del contratto specifico dei metalmeccanici, quello voluto anni fa da Sergio Marchionne dopo l’uscita da Confindustria, e passare al contratto nazionale più diffuso. Sembra un passaggio banale ma con un piccolo sforzo di memoria capiamo che non è così. C’è subito una stranezza, perché una grande azienda rientra nell’alveo del maggiore contratto di categoria ma i sindacati non esultano, né vanno a rievocare le battaglie contro il contratto di Marchionne. C’è un certo silenzio da parte della Cgil, il sindacato che più si oppose. E c’è, invece, una specie di avvio di negoziato da parte della Cisl.

 

I metalmeccanici del sindacato di Luigi Sbarra possono rivendicare il sostegno quasi solitario a quell’accordo, con cui si segnò una stagione di rafforzamento per l’allora Fca. E ora fanno le sentinelle affinché nel passaggio al contratto nazionale i lavoratori di Marelli non abbiano nulla da perdere. L’azienda, nelle comunicazioni ai sindacati, si è impegnata ad aprire una negoziazione per tutelare le specificità (cioè i trattamenti migliori rispetto al contratto nazionale) del contratto prossimo alla disdetta garantendo continuità nel periodo di passaggio. Serviranno tavoli e trattative, insomma, per riavere ciò che era stato ottenuto nella contingenza storica che vide Marchionne contrapposto a una parte rilevante dell’industria e del sindacato in Italia. La Cisl si prepara ai tavoli, conosce la materia e ha un ruolo da rivendicare e punta su una delle sue tradizionali soluzioni e cioè sul contratto di secondo livello per trovare spazi negoziali in cui far recuperare ai lavoratori ciò che rischiano di perdere. La vicenda sarà comunque illuminante per le relazioni industriali in una fase dominata da una vuota retorica, peggiorata dalla campagna elettorale, sui bassi redditi da lavoro, alla quale si contrappongono finte soluzioni come la legge sul salario minimo.

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