La bandiera europea si rispecchia in una pozzanghera (Getty Images)

EDITORIALI

Le nuove regole fiscali del Fmi per l'Unione europea

Redazione

Dal Fondo monetario internazionale arriva una proposta di riforma al Patto di stabilità che suggerisce flessibilità in base al rischio del paese e un bilancio comune

All’Europa servono nuove regole fiscali per affrontare i nuovi rischi, che sono sfide alla sua stessa esistenza. Mentre sta per iniziare la discussione sulla revisione del Patto di stabilità, una proposta di riforma arriva dal Fondo monetario internazionale. L’obiettivo principale della politica fiscale nell’Unione dovrebbe essere quella di fornire un sostegno a famiglie e imprese quando l’economia è colpita da grandi choc (si pensi solo alla crisi del debito del 2011, alla pandemia del 2020 o alla crisi energetica del 2022) e quando la politica monetaria è vincolata (con l’inflazione attuale, ad esempio, per la Bce non c’è lo spazio per fare “whatever it takes” energetici). In ogni caso, la precondizione per poter agire fiscalmente con politiche anticicliche è avere finanze pubbliche sane, perché debiti pubblici elevati, soprattutto in una fase di aumento dei tassi di interesse, moncano lo spazio di azione dei governi.

 

Tenendo quindi a mente queste fondamenta, la proposta del Fmi si incardina su tre pilastri: rinnovare le regole di bilancio, mantenendo i valori di riferimento del 3 per cento di deficit e del 60 per cento di debito pubblico, ma introducendo elementi di flessibilità sulla base dei rischi fiscali dei paesi; rafforzare le istituzioni fiscali nazionali con un ruolo maggiore dei consigli fiscali (il nostro Upb); la creazione di un fondo dell’Ue – e quindi un debito comune strutturale con capacità fiscale europea – per aiutare i paesi a gestire meglio le crisi economiche e affrontare importanti sfide comuni (ad esempio clima, infrastrutture e sicurezza energetica, come è stato per la pandemia). Il documento è una base di discussione, che va incontro a richieste di paesi come l’Italia, ma ribadisce il concetto che la deviazione dalle regole può essere concessa ai paesi che non hanno debiti pubblici a rischio. Per l’Italia, insomma, la flessibilità non basta richiederla ma va conquistata.

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