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editoriali

Viva la battaglia su Generali

Redazione

Vecchia scuola vs nuova scuola. La competizione fa bene al titolo

La battaglia per il controllo delle Generali è anche uno scontro di tipo culturale. Mentre l’ad Philippe Donnet è volato negli Stati Uniti a caccia dei voti dei fondi in vista dell’assemblea del 29 aprile, incassando apprezzamento per i risultati fin qui ottenuti, Leonardo Del Vecchio in un’intervista a Bloomberg ha espresso pieno sostegno al piano alternativo di Caltagirone e alla sua lista di candidati.

Nel farlo, Del Vecchio ha detto di essere della “vecchia scuola” che pensa che gli imprenditori debbano investire le proprie risorse e ha ammesso di avere scoperto di recente che le azioni delle società possono essere prese in prestito solo per votare all’assemblea degli azionisti e poi restituite ai proprietari. Il riferimento è a Mediobanca, che si è fatta prestare un pacchetto di azioni per portare la propria partecipazione oltre il 17 per cento e così rafforzarsi per l’elezione dei propri candidati. “Se questa pratica diventa di uso comune e legittima ritengo che avrebbe conseguenze serie per la nostra economia”, ha aggiunto il fondatore di Luxottica facendo intendere di sperare in un parere favorevole dall’interrogazione che Caltagirone ha rivolto alla Consob sulla questione del prestito titoli.

La verità è che non esiste una normativa specifica su questo tipo di operazioni che sono comunque prassi nelle società quotate con azionariato è diffuso e un’elevata quota di investitori istituzionali. In genere, però, anche tra azionisti di varia natura si trovano punti di mediazione in nome dell'interesse comune, cosa che nel caso di Generali non sta avvenendo. Alla fine, conteranno i numeri in assemblea dove, con gli ultimi acquisti, il fronte dei vecchi pattisti Caltagirone-Del Vecchio-Fondazione Crt potrebbe sfidare alla pari l’asse Mediobanca-De Agostini. Comunque andrà, la competizione sta facendo bene al titolo di Trieste, la gestione futura sarà stimolata a fare meglio ma resterà il dubbio che posizioni così polarizzate siano figlie anche di uno scontro  generazionale nell’arena del capitalismo  oltre che di una visione  diversa del futuro della compagnia.

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