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Energia e bollette. Idee per il governo contro le speculazioni finanziarie

Paolo Cirino Pomicino

La speranza è che i protagonisti politici facciano a gara per offrire soluzioni e strumenti ulti per l’intero paese, a cominciare dal monitoraggio dei mercati finanziari delle materie prime aggrediti sempre dalla grande finanza

Da tempo diciamo che in tempi di emergenza le critiche a chi governa devono trasformarsi in suggerimenti e pertanto, dinanzi ai mille problemi che affannano Draghi e i suoi ministri, qualche consiglio va dato in punta di piedi. In realtà per l’ultimo decreto legge con il quale, per la durata di un mese, è stato ridotto di 30 centesimi il prezzo della benzina, bisogna prendere atto con soddisfazione che il governo ha utilizzato una vecchia norma della legge finanziaria per il 2008. Una norma voluta con insistenza da noi, all’epoca deputati in carica, attraverso un emendamento che consentiva ai governi di variare il peso delle accise in base all’andamento del prezzo del gasolio o del petrolio alla fonte con un semplice decreto ministeriale.

    

Il tema delle bollette energetiche è il fronte più caldo. Una misura universale, dunque, capace di correggere in tempo reale gli eccessi del mercato e delle contingenze internazionali. La norma introdotta dal governo in realtà, riduce di una cifra fissa il prezzo della benzina (30 centesimi) per trenta giorni ma poi fa intervenire la norma antica voluta da noi fino al 31 dicembre 2022 per regolare in via amministrativa il prezzo della benzina alla pompa e il prezzo del gasolio per uso civile.

  

La norma antica è una norma di legge ancora vigente e crediamo, però, sia un errore limitarne l’uso sino al 31 dicembre 2022. Quella norma infatti deve essere uno strumento stabile per il ministro della Economia al fine di controllare in parte l’andamento dei prezzi energetici. Diciamo in parte perché in realtà la riduzione delle accise è limitata esclusivamente al maggiore gettito Iva legato per l’appunto all’aumento del prezzo del carburante.

 

E qui arrivano due suggerimenti. Il primo è la estensione della norma all’uso industriale del gas vista la portata delle tensioni geo politiche che non si risolveranno certo nello spazio di qualche mese. L’altro suggerimento che ammoderna la norma antica è quella di agire non soltanto sull’imposta del valore aggiunto perché i prezzi energetici non possono essere governati dal mercato visto che gli effetti della loro variazioni spaziano dalle famiglie all’intero settore produttivo e a quello dei servizi. Alla stessa maniera bisogna evitare che questa norma resti lettera morta come è accaduto in 15 anni avendo spesso utilizzato il maggiore gettito energetico per coprire, nell’unicità del bilancio statale, altri buchi che di volta in volta si sono creati nei conti pubblici.

 

Lo diciamo con forza perché in caso di sopravvenuti deficit di bilancio dovrà essere il legislatore e non il ministro della Economia a decidere se la correzione va garantita da un extragettito energetico o da altra imposta o tributo vista la portata macroeconomica dei prodotti energetici. Andiamo verso tempi difficili e la nostra speranza è che la politica e i suoi protagonisti facciano a gara per offrire soluzioni e strumenti ulti per l’intero paese a cominciare dal monitoraggio dei mercati finanziari delle materie prime aggrediti sempre dalla grande finanza speculativa. Le materie prime sono la vita del mondo e non possono più essere una fonte inesauribile per la ricchezza di pochi. Un tema difficile e delicato visti gli interessi coinvolti ma sempre più un tema vitale per l’intero pianeta
 

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