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EDITORIALI

Il default della fortezza Russia

Redazione

L’assedio economico può portare Mosca al fallimento, ma fermerà Putin?

La Russia è esposta sui mercati internazionali con emissioni di debito per  150 miliardi di dollari, di cui 90 miliardi in capo allo stato (debito sovrano), 30 miliardi agli enti governativi mentre 35 sono obbligazioni societarie. La maggior parte delle emissioni è in rubli, ma un terzo è in valuta estera, soprattutto dollari.

Il caso vuole che le cedole in scadenza ieri (117 milioni di dollari) riguardino titoli russi in valuta americana. Per questo l’agenzia di rating Fitch ha precisato che se le cedole venissero rimborsate in rubli, questo rappresenterebbe un default sovrano alla scadenza del periodo di grazia di 30 giorni. Per Fitch la “ridenominazione forzata”  sarebbe indicativa del fatto che un default o un processo assimilabile al default è iniziato. Ci sono altre due scadenze imminenti di bond russi, una il 31 marzo (359 milioni di dollari) e l’altra il 4 aprile (2 miliardi di dollari) che hanno le stesse caratteristiche. Insomma, a meno che la Federazione russa non trovi il modo di ripagare i suoi creditori in dollari, cosa improbabile dopo il congelamento delle riserve valutarie estere da parte dei paesi occidentali, la possibilità del default è concreta.

 

Con quali conseguenze? Quando fallisce uno stato  non è mai una bella notizia perché il rischio è che tracolli tutto il sistema economico interno al paese con conseguenze drammatiche per la popolazione, esperienza che i russi hanno già vissuto nel 1998. La Russia ha un debito pubblico molto basso (20 per cento del pil), ma ciò che conta non è l’entità del debito di un paese, ma la sua capacità di onorare le scadenze nei tempi e con le modalità previste. E’ da vedere se l’assedio economico-finanziario dell’occidente indurrà Putin a miti consigli. Ma è un dato di fatto che la prospettiva del default russo è vissuta con una certa indifferenza sui mercati finanziari, che non temono un contagio globale stile Lehman Brothers per lo scarso peso che hanno gli asset russi nei portafogli degli investitori il che, paradossalmente, per Putin si è rivelato un punto di debolezza. Non ha lo stesso potere di ricatto che ha sul gas.

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