Il concetto italiano del “purché donna” non si nota alla Fed

Alberto Chiumento

A marzo ci sarà il primo aumento dei tassi d’interesse dice Powell, mentre le nomine di Biden porteranno quattro donne nel board della Federal Reserve

Jerome Powell ha detto quello che tutti si aspettavano, e va bene così dato che la gestione delle aspettative è cruciale per chi governa una banca centrale. “C’è abbastanza spazio per aumentare i tassi di interesse senza minacciare la ripresa del mercato del lavoro”, ha comunicato Powell dopo la due giorni di incontri interni della Fed. A marzo quindi, quando sarà terminato il ritiro degli stimoli economici dovuti alla pandemia, ci potrà essere il primo dei tre o quattro rialzi dei tassi di interesse. L’obiettivo è non far consolidare l’inflazione, che a dicembre è salita al 7 per cento su base annua, ben oltre il target del 2 per cento.

 

L'aggiustamento di politica monetaria non è l'unico aspetto in trasformazione per la Fed. In seguito alle nuove nomine fatte da Joe Biden, il Consiglio direttivo della Banca centrale americana avrà la maggioranza dei suoi membri rappresentato da donne per la prima volta nei 109 anni di esistenza della banca. Biden ha scelto Philip Jefferson, Sarah Bloom Raskin e Lisa Cook. Oltre a Raskin e Cook, nel Board il quartetto femminile sarà formato da Lael Brainard, promossa a vice presidente da Biden un paio di mesi fa, e Michelle Bowman, repubblicana e presente dal 2018. Completano il Board il presidente Powell, da poco scelto per un secondo mandato, e Christopher Waller. Ora le nomine dovranno essere approvate dal Senato.

 

La vicenda è da osservare con interesse, ora che in Italia ci si affanna alla ricerca di “una donna” per il Quirinale. L'aspetto più importante è che Biden ha nominato Raskin, Cook, Brainard e Bowman perché rappresentano profili in linea con le competenze e le esperienze necessarie per il ruolo a cui sono state chiamate. Lezione non banale per chi qui in Italia, nascondendosi dietro allo spersonalizzante criterio del “purché donna”, non ha individuato realmente alcuna donna come candidata, rendendo la ricerca pura retorica.

 

Questa prevalenza di figure femminili nei posti di comando di un’istituzione nazionale è considerevole anche per la materia di cui si occupa l’istituzione stessa: la politica e l’economia, come anche la finanza, sono settori in cui prevale una netta maggioranza maschile.

 

Le esperienze passate e le caratteristiche personali delle nuove candidate contribuiranno a modificare le attenzioni della Fed, portandola a un maggiore impegno sul mercato del lavoro, sempre all’interno dei vincoli di mandato. Anche per questo Biden ha scelto di nominare persone molto preparate ma con sensibilità diverse rispetto ai predecessori, pur in un momento di crescente inflazione.

 

Lisa Cook, professoressa di relazioni internazionali ed economia a Michigan State University, si è largamente occupata di disuguaglianze e povertà, e la sua presenza sarà una garanzia per lo sviluppo della nuova policy della Fed inaugurata nell’agosto 2020. L’obiettivo della Banca centrale è fare maggiore attenzione alle disuguaglianze sociali nell’introduzione e nella valutazione delle proprie politiche.

Un primo effetto di questo cambiamento c’è già stato: la Fed ha posticipato il rialzo dei tassi di interesse per alcuni mesi anche perché il tasso di disoccupazione, benché migliore rispetto ai primi mesi della pandemia, non era diminuito in ogni gruppo sociale che compone la popolazione americana (tra gli afroamericani era addirittura salito al 7,1 per cento a dicembre). Cook sarà inoltre la prima donna di colore a far parte del Board of Governors.

 

Anche Philip Jefferson, che se approvato dal Senato sarà il quarto uomo di colore a ricoprire il ruolo di governatore della Fed, si è molto occupato di disuguaglianze. A queste due nomine si è opposto il Wall Street Journal, riprendendo le preoccupazioni di molti repubblicani. Il timore è che i nuovi governatori essendo molto sensibili alle disuguaglianze possano spingere la Fed verso questioni politiche allontanandola dal suo operato. Tuttavia, si tratta di obiezioni pretestuose sia perché è la Fed che ha votato per concentrarsi di più sulle disuguaglianze sia perché è stato il massimo rappresentante dei repubblicani, ovvero l’allora presidente Trump, a tentare di politicizzare come mai prima l’attività della Fed.

 

Sarah Bloom Raskin si occuperà invece di supervisione bancaria essendo stata nominata come vice presidente per la supervisione, ruolo creato in seguito alla crisi finanziaria del 2008 e che rappresenta la posizione più influente per il controllo del settore bancario. Sulla sua scelta non ci sono state polemiche perchè ha già svolto rilevanti ruoli governativi: durante il secondo mandato di Obama è stata vice segretario al tesoro e ha già fatto parte del Board of Governors tra il 2010 e il 2014.

 

Dalle nuove nomine Biden e Powell si attendono anche un maggior impegno etico per evitare gli scandali finanziari che da settembre hanno coinvolto tre importanti dirigenti della Fed, tra cui anche il vice presidente Clarida, e che hanno portato alle dimissioni di ognuno di loro.

 

 

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