Elaborazione grafica di Francesco Stati 

il libro

C'è una terza via tra l'ottimismo di Ross e la visione apocalittica di Stiglitz

Sergio Soave

L'ex sindacalista Guido Baglioni, oggi professore emerito all'Università di Milano, prova a capire nel suo ultimo libro se la mobilità sociale può favorire l'equità

Guido Baglioni, professore emerito all’Università di Milano e a lungo sindacalista della Cisl, affronta il tema della mobilità sociale in un libro edito dalla Franco Angeli nella collezione di sociologia intitolato Benessere e fragilità. La domanda che si pone è se “la mobilità sociale svolge un ruolo a favore dell’equità”. La risposta non è semplice, come dimostra l’ampiezza internazionale del dibattito su questo tema. Si passa dall’ottimismo di Alec Ross in vista di un nuovo “contratto sociale” alle visioni apocalittiche come quella di Joseph Stiglitz.

Baglioni spiega con vari argomenti e col riferimento alle esperienze concrete che, direttamente, la mobilità sociale non ha effetti egualitari. È una conseguenza dell’economia di mercato, per sua natura competitiva e volta alla concentrazione dell’accumulazione, e quindi “aggiunge una nuova quota di persone con uno status economico o sociale medio o elevato, favorisce coloro che hanno maggiori opportunità, per famiglia di origine”. L’effetto equitativo dipende dalla “correzione democratica” del capitalismo, perché la mobilità favorisce la crescita della ricchezza complessiva, che è la condizione che permette agli stati e ai soggetti sociali organizzati di agire con misure fiscali, sanitarie, previdenziali formative e assistenziali, che hanno un effetto tendenzialmente equilibratore. In questo modo si può estendere il “benessere” anche a strati sociali non direttamente coinvolti nella mobilità.

Naturalmente, questo schema generale si articola in situazioni geografiche e storiche assai differenziate e il pregio del saggio di Baglioni è quello di insistere sulle peculiarità dei diversi sistemi-paese, con un ovvio riferimento preferenziale alle vicende italiane. La descrizione dei principali passaggi epocali, la deruralizzazione prima, l’affermazione del terziario e dell’informazione come terreno di crescita prevalente rispetto all’industria, ora, sono descritti, oltre che con i dati statistici, con la ricostruzione di percorsi specifici che permettono di dare uno sguardo “qualitativo” a un fenomeno che incide così profondamente sulla vita concreta delle persone.

Sul piano che una volta si sarebbe chiamato “ideologico”, Baglioni illustra la differenza, quasi la contraddizione tra eguaglianza ed equità espressa chiaramente da due programmi, che hanno caratterizzato e per certi aspetti tutt’ora pesano sulle impostazioni politiche: “Bisogna modificare il sistema economico e istituzionale del capitalismo e delle istituzioni connesse al fine di eliminare la disuguaglianza, nella logica dell’ideologia della uguaglianza; bisogna migliorare il sistema mediante cambiamenti teorico e pratici, segnati dall’ideologia dell’equità”. La scelta tra queste opzioni o la loro contaminazione è il tessuto basilare della lotta politica, non solo in Italia, naturalmente. Il libro di Baglioni ne descrive aspetti specifici che dall’ideologia arrivano alla realtà effettiva delle condizioni sociali delle persone e questo è il suo maggior pregio.