Scenari futuri

Le riforme strutturali del Pnrr sono la spinta per il Made in Italy, dice Sace

Francesco Stati

Il successo del piano di ripresa e resilienza può far volare le merci italiane. Lo studio della società controllata dallo stato e i possibili scenari nel report annuale sulle esportazioni delle imprese

Una spinta alla ripresa italiana si può avere grazie all’attuazione completa del Pnrr. Almeno secondo il rapporto export 2021 di Sace, la società dello stato che si occupa principalmente di supportare le imprese italiane che decidono di esportare. Qualora tutte le opere previste dal Piano venissero realizzate, in particolare quelle relative a infrastrutture e digitalizzazione, la crescita del Pil nei prossimi cinque anni sarebbe più marcata (+2,7 punti percentuali) rispetto alla previsione base (nel triennio 2023-25 il tasso di crescita medio annuo del Pil potenziale sarebbe pari a 1,5% con le riforme approvate, a fronte di una media storica pari a +0,4% nel periodo 2000-2019). Merito anche, nella proiezione, di un “contesto istituzionale e regolatorio maggiormente efficiente e competitivo”. Un contesto che, secondo gli esperti di Sace, favorirebbe gli investimenti anche delle imprese italiane attive sui mercati esteri e renderebbe meno incerta la domanda, aumentando anche i consumi delle famiglie. Nel medio termine, il successo del Pnrr varrebbe un +3,5 per cento sulle esportazioni nel 2025 rispetto al contesto di base, comunque positivo. "Il Governo - scrive Sace nel report completo - in uno scenario ottimistico, stima che l’impatto dei soli investimenti porterebbe a un aumento del Pil di 3,6 punti percentuali nel 2026 rispetto a uno scenario senza Piano; in uno scenario pessimistico l’aumento sarebbe invece pari a 1,8 punti percentuali".

 

 

Prendendo le mosse dal World Economic Outlook di aprile 2021 del Fondo monetario internazionale, la controllata da Cdp traccia una previsione a breve-medio termine delle esportazioni italiane. Dopo il crollo economico dovuto agli effetti della pandemia da Covid-19, da cui si è salvato solo il settore agroalimentare (+2,5 per cento nel 2020), per questa annualità è previsto un rimbalzo fisiologico per tutti i settori: capofila sono i beni di investimento (+ 12,8 per cento), seguiti dall’agroalimentare (+11 per cento), dai beni intermedi (+10,3 per cento) e dai beni di consumo (+10 per cento). 

 

 

La ripresa, però, non dipenderà soltanto dall’Italia. A incidere sulla ripartenza sarà anche la reazione delle diverse aree commerciali del mondo alla crisi globale. Nei paesi che la Cabina di regia per l’internazionalizzazione ha identificato come strategici, che comprendono partner commerciali storici come la Germania, gli Stati Uniti, la Svizzera, ma anche paesi come la Cina, la Polonia e gli Emirati Arabi Uniti, le vendite dei beni italiani sono attesi in rapida ripresa non solo per l’anno in corso, ma anche per lo scenario di medio termine (2025). Per altri mercati, come per esempio quelli colpiti dalla crisi delle materie prime (Brasile, Arabia Saudita, Ghana, dove Sace ha presidi locali o progetta di aprirne nel breve termine) è attesa una ripresa per il 2021 ma una dinamica più contenuta nel prossimo triennio. Discorso simile per altri partner europei come Paesi Bassi e Francia, mentre per paesi come Regno Unito, Spagna, Turchia e Messico (questi ultimi due di grande interesse per la società, che ha sedi estere nelle capitali) la ripresa delle esportazioni è prevista per un orizzonte temporale più ampio. Il report, infine, mette nel quarto gruppo quegli stati verso cui le esportazioni italiane potrebbero incontrare difficoltà nella ripresa: parliamo di paesi con un calo della domanda o fragilità economiche o politiche, come la Grecia, la Romania, l’Argentina.

 

 

Nel report trovano spazio anche analisi di scenari alternativi, dettati dal contesto di incertezza in cui l’economia mondiale si sta muovendo. Lo studio di Sace ipotizza al 25 per cento la probabilità che le famiglie spendano di più, spinte dagli effetti positivi di campagna vaccinale e fiducia dei mercati. Questo comportamento si tradurrebbe in un +3,4 per cento di esportazioni nel 2021 e un +3,7 per cento per l’anno successivo rispetto alle previsioni base (rispettivamente pari all'11,3 e al 5,4 per cento). I rischi al ribasso, di contro, vengono ipotizzati in uno scenario dove la vaccinazione si rivelasse inefficace o in caso di aumento delle varianti o, ancora, di attuazione di misure più restrittive delle libertà individuali. In questo caso, la cui probabilità di accadimento è stimata al 10 per cento, lo studio valuta un calo del 4,1 per cento della crescita nel 2021 rispetto allo scenario base (stimata in +11,3 per cento) e un -5,6 nel 2022 (scenario base; +5,4 per cento), rendendo l’andamento delle esportazioni lievemente negativo (si attesterebbe al -0,2 per cento).

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