Patrick Drahi (foto d'archivio EPA)

editoriali

Il modello Drahi (non è un refuso)

Redazione

Le scorrazzate francesi a Londra su Bt sono una lezione per Francia e Italia

Patrick Drahi, settimo uomo più ricco di Francia con un patrimonio di oltre 12 miliardi di euro, che controlla il secondo operatore telefonico transalpino, Sfr, il quotidiano gauchiste Libération, il settimanale L’Express e la casa d’aste Sotheby’s, è diventato primo singolo azionista di British Telecom, acquistando sul mercato un pacchetto del 12,1 per cento. Quando conquistò Sfr batté niente meno che Bouygues; Sotheby’s l’ha sottratta a François Pinault il viceré del lusso; in Inghilterra ha superato Deutsche Bank secondo azionista di Bt.

Ebreo marocchino nato a Casablanca, figlio di due insegnanti di matematica, ha tre passaporti (francese, israeliano e portoghese), vive in Svizzera e la moglie è siriana greco-ortodossa. Cosmopolita e globalista tanto da irritare i sovranisti, per non parlare degli antisemiti. La British Telecom lo ha accolto con un bel “welcome”:  “Diamo il benvenuto a qualsiasi investitore che riconosca il valore della nostra azienda”. Il titolo in Borsa è balzato ai livelli più alti degli ultimi 18 mesi. Il governo di Boris Johnson è contento per l’afflusso di capitale europeo dopo la Brexit. Se fosse successo in Francia lo stato avrebbe messo in campo la Caisse des dépôts et consignations, se fosse accaduto in Germania le grandi banche avrebbero formato un cordone sanitario. E in Italia? Anche qui tra Cassa depositi e prestiti, golden power, Invitalia e qualche “banca di sistema”, la mano pubblica sarebbe accorsa a salvare l’italianità di un settore strategico. Drahi ha speso 2,5 miliardi per sostenere il piano della Bt che prevede di portare la fibra ottica in 25 milioni di case entro i prossimi cinque anni con un investimento da 15 miliardi di sterline. Si tratta proprio della banda larga o ultralarga che dir si voglia, sulla quale in Italia si blatera da anni. E’ stata creata una società statale come Open Fiber, si è teorizzato che la rete Telecom doveva essere a controllo statale, come quella elettrica, la Cdp è entrata nell’azionariato e nella governance di Tim. E siamo tornati alla casella di partenza. Dateci un Drahi e finiamola qui.

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