Salone del Mobile 2019 (LaPresse)

editoriali

Perché salvare il Salone del Mobile

Redazione

Per le fiere è un dura, ma la forza e la fiducia del design servono all’Italia

Il sindaco di Milano Beppe Sala ha iniziato il suo video mostrando una lettera del Quirinale, che confermava la disponibilità di Sergio Mattarella a partecipare in settembre all’inaugurazione del Salone del Mobile 2021. Basterebbe questo per spiegare quanto sia strategico per il paese l’evento milanese dell’arredamento e del design, saltato lo scorso anno e già posticipato dalla primavera all’autunno.

 

Il Salone non è soltanto uno dei massimi avvenimenti fieristici italiani, è un volano di immagine e in questo momento immagine e ottimismo servono come i vaccini. Ma il messaggio di Sala non era festoso, bensì accorato: le possibilità che il Salone non si svolga sono altissime. Serve uno sforzo di generosità di tutti, ha detto Sala; ma ancor più serve una consapevolezza nazionale dell’importanza del Salone: per l’economia e persino per la politica.

 

 

Nelle scorse settimane governo e organizzatori avevano spinto per trovare soluzioni positive. E se per Sala e Attilio Fontana si tratta anche di prestigio lombardo, la cancellazione sarebbe un brutto colpo pure per il governo (che tra l’altro ha appena anticipato la riapertura delle fiere, dimostrando di crederci) in cui il ministro del Turismo Garavaglia e quello dello Sviluppo economico Giorgetti hanno molto lavorato. Ma dopo scontri interni è prevalsa la posizione di alcuni grandi gruppi del settore arredo, che temono un flop nell’impossibilità di far giungere in sicurezza i grandi buyer mondiali.

 

E’ il momento di scommetterci lo stesso, aveva invece sostenuto Claudio Luti, presidente del Salone: ma si è dimesso, sfiduciato di fatto da un mondo imprenditoriale che la pensa diversamente. Che cosa pensano, i grandi “mobilieri” italiani, è presto detto: nell’attuale situazione i costosi canali fieristici non sono più lo strumento adatto al business. E’ un cambiamento epocale, che andrà governato; ma che ora rischia di lasciare una ferita in più nell’economia italiana. E Colonia si fa già avanti per la location.
 

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