Editoriali
L'indice Pmi è un buon vaccino
Niente debiti emergenziali, bisogna consentire la ripresa degli investimenti
Tra nuove chiusure in arrivo e avvio della campagna vaccinale si comincia a vedere come le aziende si stanno preparando a un anno che dovrebbe comunque segnare un rialzo del pil maggiore del 4 per cento rispetto al drammatico 2020. Non si recupera tutto il terreno perduto ma certamente si noterà un certo fermento, che si riflette già da ora nell’ultimo indice Pmi (l’indicatore costruito a partire dalle decisioni dei direttori acquisti delle aziende) relativo a dicembre e quindi già proiettato sul 2021 e appena pubblicato per i paesi europei. L’Italia fa registrare un valore di 52,8 e così segnala ripresa in arrivo.
Nel commento dell’istituto Ihs Markit, che cura la rilevazione, si fa notare come la produzione industriale in Italia sia in crescita per il settimo mese consecutivo e che i libri degli ordini finalmente vedono la ripresa, trainati soprattutto dall’export. E il valore di 58,3 conseguito dalla Germania dà ulteriori rassicurazioni sull’effetto tiraggio del nostro principale partner produttivo. C’è qualcosa di simile tra questa vicenda e la corsa parallela tra contagi e vaccini. Perché mentre si comincia a vedere la crescita si sa anche che bisogna renderla abbastanza veloce per compensare gli effetti micidiali dell’indebitamento, necessario per sopravvivere al 2020, sui conti delle aziende. Il centro studi Confindustria segnala che il credito bancario alle imprese nell’anno appena trascorso è salito del 7,4 per cento. E’ il maggiore salto da molto tempo a questa parte e rappresenta la risposta tipicamente emergenziale imposta dalla micidiale frenata dell’economia. La ripresa serve a ridurre quel debito o, più sensatamente, ad allungarne la scadenza e a trasformarlo in esposizione non bancaria. E’ necessario che ritornino i flussi di cassa. Non per sprecare disponibilità fresche sull’altare di debiti emergenziali, ma per consentire la ripresa degli investimenti. C’è una quota di garanzia pubblica nell’indebitamento straordinario del 2020. Piano piano andrà tolta, ma l’importante è che si accompagnino le imprese senza choc verso un migliore equilibrio finanziario. Ora serve un piccolo sforzo di intelligenza e flessibilità per trasformare questi segnali in ripresa duratura.
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