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La Kodak si dà alla farmaceutica

Maurizio Stefanini

Il governo degli Stati Uniti ha concesso all'azienda un prestito da 765 milioni per agevolare il suo passaggio alla produzione di farmaci

Nel 1976 la Kodak deteneva una quota di mercato equivalente al 90 per cento di tutta la pellicola fotografica venduta negli Stati Uniti. Negli anni Novanta la pubblicità della Kodak era martellante in tv. Nel 2012 Kodak aveva iniziato le procedure per la bancarotta. Si salvò, per anni vivacchiò, nel 2017 iniziò riprendersi grazie alla moda del vintage. Nell’ultima settimana ha avuto un rialzo in Borsa del 1.500 per cento. Venerdì scorso la capitalizzazione era di 91,9 milioni di dollari, oggi è schizzata a 1.450. Il motivo è semplice: il governo degli Stati Uniti ha concesso all'azienda un prestito da 765 milioni per agevolare il suo passaggio alla farmaceutica. I soldi li fornirà la U.S. International Development Finance Corporation (Dfc), l'agenzia federale che Trump ha creato il 5 ottobre del 2018 con ampio consenso bipartisan per favorire progetti di sviluppo di imprese private che siano ritenuti di interesse strategico per il paese.

 

Come spiega il comunicato della stessa Dfc, la nuova Kodak Pharmaceuticals “produrrà componenti farmaceutichi che sono stati identificati come essenziali, ma che hanno finito per essere oggetto di una scarsezza nazionale cronica”.

 

Dalla fotografia alle medicine c’è un bel salto, anche se alla fine sempre di chimica si tratta. Leggenda vuole che a causa della sua sepoltura nei pressi della fabbrica da lui fondata, il corpo del primo patron della Kodak, George Eastman, sarebbe ancora intatto, a causa di tutte le sostanze chimiche che la fabbrica avrebbe depositato sul terreno.

 

“Voi premete il pulsante, noi facciamo il resto”, era stato lo slogan con cui Eastman aveva promosso nel 1888 la prima fotocamera destinata a essere usata anche da non professionisti. Ora la Kodak tralascia il pulsante e prova comunque a fare tutto il resto. D'altra parte il Covid ha dimostrato il pericolo del dipendere dalle forniture di Cina o India: per i prodotti essenziali in genere, ma per quelli farmaceutici ancora di più.

 

Attualmente i cittadini statunitensi consumano il 40 produzione mondiale di componenti per la farmaceutica, ma il paese ne fornisce solo il 10 per cento. A maggio Trump ha firmato un ordine esecutivo per incentivare la produzione nazionale di tutto ciò che serva a combattere la pandemia, ma in questo caso il suo “sovranismo” corrisponde a una linea che presumibilmente seguiranno un po’ tutti. La Dfc nella Kodak ha individuato un partner che da un lato ha un nome famoso e affidabile, dall’altro sarà particolarmente incentivato a cogliere questa occasione di rilancio inaspettata. La Kodak martedì ha firmato con la Dfc una “lettera di intenti” in base alla quale produrrà “fino al 25 per cento di prodotti farmaceutici generici non biologici e non antibatterici”. Sono previsti 360 posti di lavoro diretti e altri 1.200 nell’indotto.

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