Il presidente dell'Abi Antonio Patuelli (foto LaPresse)

L'Abi è pro Mes per i motivi sbagliati

Redazione

Per tagliare l’Irap serve una riforma fiscale, non furbate con la solidarietà europea

Il presidente dell’Abi Antonio Patuelli si è improvvisamente scoperto pro Mes, ma per un motivo sbagliato. Solo pochi mesi fa, al culmine di una campagna scatenata da M5s e Lega contro il Mes, si era lanciato in una minaccia un po’ autolesionista minaccia: se passa la riforma “non compreremo più i titoli di stato italiani”. Una dichiarazione che poi, dopo poche ore, è stato costretto a correggere perché azzoppava il valore dei titoli di stato (inclusi i tantissimi già in possesso delle banche italiane). Qualche settimana fa era ancora scettico sul nuovo Mes sanitario: “Bisogna evitare condizionamenti di troike”. Ora, invece, il bravo presidente dell’Abi, è diventato entusiasta di questa nuova linea di credito incondizionata perché ora “non c’è più un rischio per la sovranità costituzionale dell’Italia”. E quindi, ora che la sovranità è al sicuro, Patuelli ha in mente anche come usare il Mes sanitario: “L’Abi ha la speranza che utilizzando questi fondi si possa ridurre o solo sospendere a lungo anche l’Irap, un balzello inizialmente destinato alla sanità pubblica”, ha detto al Sole 24 Ore, facendo propria la linea del presidente di Confindustria Carlo Bonomi.

 

Qualcosa però non va. Il Pandemic crisis support ha come unica condizione quella di spendere per la sanità, che vuol dire finanziare investimenti aggiuntivi dovuti all’emergenza e non tagliare le tasse (incluse quelle pagate dalle banche) che servono a finanziare la spesa sanitaria. Questo approccio è scorretto nei confronti degli altri paesi europei. Non si può invocare la solidarietà europea perché c’è un’emergenza sanitaria e poi usarla per ridurre temporaneamente le tasse. E’ la stessa logica sbagliata usata per il Recovery fund dai ministri Di Maio (“Usiamo quei soldi per abbassare le tasse”) e Franceschini che l’ha definito un “jackpot”, manco avessimo vinto alla lotteria. E’ la logica per fortuna bocciata dal premier Conte (“i fondi Ue non sono un tesoretto”), dal commissario Gentiloni e dai ministri Gualtieri e Amendola. La classe dirigente italiana ha bisogno di meno richiami alla sovranità e più impegni sulla serietà. Se il paese vuole abbassare le tasse deve fare una seria riforma fiscale, non un gioco delle tre carte con i fondi del Mes.

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