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Liquidità ai raggi X

Mariarosaria Marchesano

Perché i dati dell’Abi sui prestiti alle imprese dicono solo una parte della verità. L’imbuto è sempre stretto

Milano. Sia l’Abi sia il ministero dello Sviluppo economico hanno diffuso i dati sulle domande di finanziamento alle imprese che le banche hanno presentato al Fondo centrale di garanzia, anche esprimendo una certa soddisfazione per il fatto che il trend è in netta crescita. E, in effetti, al 14 maggio le richieste erano oltre 212 mila (rispetto alle 191 mila del giorno precedente) per un totale di oltre 10 miliardi di prestiti. Di questi, per operazioni fino a 25 mila euro, sono arrivate 184 mila domande rispetto alle 165 mila del giorno precedente) per un ammontare di quasi 4 miliardi. “Questi dati – sottolinea l’Abi – evidenziano come sia crescente il flusso quotidiano delle domande che le banche inviano al Fondo di garanzia”.

  

Cosa vuol dire esattamente tutto questo? L’imbuto attraverso il quale sta scorrendo la liquidità verso le imprese danneggiate dal Covid si sta forse allargando? Non proprio. In realtà, questi dati consentono una lettura ancora molto parziale della situazione perché non dicono nulla su quante siano le domande di finanziamento inoltrate dalle imprese alle banche – che in teoria potrebbero ammontare a qualche milione considerando l’universo di riferimento a cui si è rivolto il decreto liquidità – ma si focalizza solo su quelle pratiche che dagli istituti di credito sono state girate al Fondo di garanzia e che, quindi, sono state già valutate da loro positivamente. Sarebbe interessante, invece, conoscere qual è la percentuale di queste 212 mila domande sul totale ricevuto dalle banche, così come sarebbe utile sapere quante risorse sono state finora erogate alle aziende.

  

Su quest’ultimo punto pare ci sia una task force al lavoro (Mef-Abi-Sace-Mediocredito) e una risposta potrebbe arrivare nei prossimi giorni. Ma bisognerà distinguere tra quanto è stato erogato alle grandi aziende tipo Fca, che secondo indiscrezioni di stampa, da sola avrebbe richiesto garanzie su prestiti per 6,5 miliardi a Sace, e quanto è stato dato alle piccole imprese. Per queste ultime, la situazione continua a essere critica. Fonti della Confapi riferiscono al Foglio che a oggi è stato finanziato solo il 10 per cento delle imprese iscritte che hanno fatto richiesta dei 25 mila euro. E si tratta esclusivamente di realtà che hanno un merito di credito elevato, segno che le banche continuano a operare una selezione anche su prestiti garantiti al 100 per cento dallo stato. In particolare, gli istituti chiedono alle imprese di poter verificare i conti 2019 – spesso non disponibili per la difficoltà di approvare i bilanci in lockdown – e la loro solvibilità presso la centrale rischi, che però impiega almeno due mesi per dare una risposta.

 

Queste verifiche sarebbero necessarie per i grandi prestiti, forse meno per i piccoli a cui lo stato ha fornito una rete di protezione. Ma l’automatismo annunciato non è ancora una realtà.

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