Quattro ruote ferme
Covid-19 ha bloccato il settore dell’auto in tutto il mondo. Un brutto guaio
L’ultimo segnale negativo arriva dalla Cina: nel primo trimestre dell’anno le vendite di auto sono scese del 43 per cento a 3,7 milioni di pezzi. Anche a marzo, quando è ripresa la produzione ormai tornata quasi a pieno regime persino a Wuhan, i conti della prima potenza a quattro ruote del pianeta non contano ancora: le vendite si sono fermate a 1,4 milioni, il 43 per cento sotto i dati del 2019, un anno assai negativo per l’auto made in China ben lontana dai primati del 2018. E le prospettive del mercato, per ora, non sembrano brillanti anche perché non si profilano incentivi all’acquisto, salvo che per le auto elettriche. Ma, queste ultime, nonostante i cospicui aiuti governativi prorogati fino al 2022, non hanno retto alla caduta generale: nel trimestre sono stati vendute solo 114mila auto elettriche, con un calo del 56 per cento addirittura superiore a quello registrato dal resto del settore. I dati di Pechino rendono ancora più amara la primavera del comparto dell’auto, che resta determinante per la ripresa dell’economia, visto anche il peso dell’indotto del settore. Anche in Cina, dove è senz’altro più facile far ripartire le fabbriche che in Occidente, il dopo coronavirus si annuncia difficile e contrastato a fronte peraltro di una domanda di mercato che stenta a digerire le nuove regole.
E così risulta davvero difficile che la domanda cinese possa compensare le mancate vendite sui mercati domestici di Volkswagen o di General Motors, per citare due gruppi che vendono di più in Asia che in casa. O tantomeno alleviare il salasso che lo stop alla produzione sta provocando in Europa e in America: il black-out dell’attività, secondo il centro di ricerche inglese AutoAnalysis comporterà infatti un costo astronomico, ben superiore ai 100 miliardi di dollari. Salteranno le vendite di 2,5 milioni di auto in Europa (con un salasso di almeno 66 miliardi di dollari) e per almeno due milioni di vetture oltre Oceano (per un mancato guadagno di 52 miliardi).
Ogni settimana di chiusura in più, secondo l’analista Uan Henry comporta ulteriori perdite per 8 miliardi di dollari in Europa, 7,5 miliardi in Usa. Una voragine che i produttori cercano di arginare il più in fretta possibile, come dimostra tra l’altro l’impegno di Fiat Chrysler per attrezzare le fabbriche in modalità antivirus. Ma non sarà facile per nessuno venire a capo del disastro che ha colpito l’intera filiera facendo saltare i calendari di introduzione dei nuovi modelli e complicando gli sforzi per l’auto elettrica. Rispetto alle previsioni di gennaio che pur già scontavano la prospettiva di mercati deboli sia in Europa che in Usa, gli analisti di Ihs hanno rivisto al ribasso le stime di vendita: quest’anno, nel mondo, le vendite non andranno oltre i 78-79 milioni di vetture, con un calo del 12 per cento sull’anno passato.
Con poche eccezioni (vedi Renault) l’auto si affaccia comunque al periodo più duro in buone condizioni finanziarie e con la prospettiva di contare, dopo gli interventi delle banche centrali, sul costo del denaro ai minimi. Certo, c’è chi ha rinunciato a distribuire il dividendo come ha già annunciato Ford, ma la crisi non ha cambiato almeno per ora i programmi di Fca e Psa, che proprio in questi giorni hanno ribadito di voler procedere, anzi accelerare la fusione senza ritoccare i programmi. E Ferrari si prepara già a rientrare in pista con un programma sanitario da vip e la conferma della cedola per gli azionisti. Ci sono, insomma, risorse e volontà per affrontare la pandemia, a meno che questa non si prolunghi per tempi biblici. Il difficile, probabilmente, verrà dopo. Non sarà facile per i Big valutare gli umori e le intenzioni d’acquisto del mercato, dopo uno tsunami che ha già impoverito i compratori e, forse, modificato le loro intenzioni. È l’ora di navigare a vista, magari in maniera paradossale. “State lontano dalla strada”, è il messaggio di una serie di spot interpretati da Bill Murray che da ieri va in onda sulle reti Usa. Lo sponsor è nientemeno che Jeep.
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