"Per Salvini sul Mes c'è stato un complotto? Ne abbiamo discusso pubblicamente". Parla Tria

L'ex ministro dell'Economia ricostruisce la vicenda della modifica del Meccanismo europeo di stabilità: “Non c'è niente di segreto”. Alitalia? “Mi chiedo se ci sia un progetto serio dietro”

Matteo Salvini dice che la questione del Meccanismo europeo di stabilità è un complotto, che le cose erano state tenute nascoste durante l’esperienza del governo gialloverde? “Erano discussioni pubbliche, un leader politico non è tenuto a sapere tutto, ma dovrebbe avere dei consiglieri che lo consigliano bene”. A dirlo è l’ex ministro dell’Economia Giovanni Tria, intervenuto alla festa fogliante a Firenze, che ricostruisce come andarono le cose: “Si continua a discutere di cose per sentito dire. A giugno si è discusso di come trasferire in un quadro normativo accordi siglati nel dicembre del 2018. La linea dell’Italia ha avuto successo, perché da quell’accordo sono state eliminate le condizioni che per noi erano inaccettabili. Noi come governo ci siamo opposti alle parti più problematiche, come del resto aveva già fatto il governo precedente. Alcuni si dimenticano che la revisione del trattato che riguarda il Meccanismo europeo di stabilità contiene anche una parte che serviva a stabilire il rafforzamento di quel fondo utile nel caso in cui si sviluppino crisi bancarie. Ovviamente, quando si negozia in Europa si negozia in 28 paesi”.

 

A ogni modo, non ci sono – secondo l’ex ministro dell’Economia – pericoli dietro l’angolo: “Anche se poi bisogna vedere cosa accade nel caso in cui quell’accordo non venga confermato. Ricordo che quando siamo andati a negoziare, nel dicembre scorso, eravamo nelle condizioni peggiori. Non è facile negoziare con lo spread alto e dire in quel momento che ci tiriamo fuori. Tutti furono avvertiti che andavamo a fare un negoziato con effetti a medio e lungo periodo e non immediati”. Quanto al presunto mancato ascolto dell’Associazione delle banche, Tria smentisce: “Tutti erano informati, era un processo che andava avanti addirittura da prima che arrivasse il governo gialloverde. Oltretutto, nell’accordo l’Italia ha sempre sostenuto che bisognava approvare tutto il pacchetto, nella sua totalità. Si tratta di una questione è ancora aperta. Soprattutto, dell’intesa doveva far parte del pacchetto il budget dell’Eurozona. E anche qui non si va avanti, perché c’è una paralisi in Europa e c’è chi non vuole andare avanti su questa strada. I veri sovranisti, quelli che bloccano i processi decisionali in Europa, non sono in Italia. Ma sono al nord”. Tria ammette di aver proposto una flat tax, venendo però bloccato da Salvini che preferì quota 100: “Il perché non lo so, ipotizzo che i sondaggi premiassero di più tale soluzione”.

 

In ogni caso, il governo non è caduto perché “Tria voleva fare il deficit all’1,8 per cento. E’ una cifra che io non ho mai detto. A giugno il governo ha fatto un aggiustamento strutturale che non si faceva da molti anni e questo è stato fatto con un esecutivo non proprio orientato in questo senso e con una stagnazione economica. La manovra di ottobre poteva essere affrontata con relativa tranquillita. I motivi per cui il governo è caduto sono altri”. Aver tolto lo scudo penale sull’Ilva è stato “un danno”, ma non è nulla di nuovo: “Sulla Tav abbiamo vissuto per un anno una pantomima. Si sapeva che l’opera doveva andare avanti, non è mai stata rallentata perché c’era dietro una legge e per bloccarla ci sarebbe dovuto essere un’altra legge, che la Lega non avrebbe mai votato. Il risultato è la brutta immagine che abbiamo dato nel mondo. E’ un danno anche questo”. Così come la vicenda di Alitalia: “Non è tanto un problema di nazionalizzazione sì o nazionalizzazione no. La vera questione è: c’è un progetto industriale serio?”. Infine, cosa direbbe al successore Roberto Gualtieri? “Gli farei tanti auguri”.

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