Il premier Conte a Milano: visita alla Borsa il 30 gennaio 2019 (LaPresse)

L'eco sinistro delle sirene salvinane

Redazione

Ricordare stagnazione e spread per superare i dubbi su una manovra grigia

D’accordo, la manovra di Bilancio del governo giallorosé non è una meraviglia né soprattutto la svolta messianicamente annunciata dall’ecologia all’istruzione. E d’altra parte con cinque miliardi realmente a disposizione, e tre di questi cinque da destinare alla riduzione del cuneo fiscale, i restanti due miliardi son nulla. Certo, il governo farebbe bene a dirlo con realismo e onestà, magari impegnandosi con simili risorse a non fare danni, e gli italiani apprezzerebbero. Ma che dire di chi adesso è all’opposizione, Matteo Salvini, o di chi fino ad agosto ha governato con lui, Luigi Di Maio? Che bilancio possono vantare e che credibilità hanno le critiche, specie ovviamente del leader leghista, di oppressione fiscale e paralisi del paese? Parlano le cifre che vengono via via a galla.

   

Come ha spiegato sul Sole 24 Ore Marco Fortis, su dati Istat elaborati dalla fondazione Edison, il governo Conte 1 ha aumentato la pressione fiscale dello 0,6 per cento del pil in un anno, circa 11 miliardi. Si tratta dell’incremento maggiore dall’epoca di Mario Monti, quando il tax rate salì di 2,1 punti, però con l’Italia in semi-default e in un arco di tempo più lungo. Da allora, con Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, la pressione fiscale era costantemente ridiscesa, di due punti in cinque anni, finché non sono arrivati Salvini & Di Maio. Quota 100, la misura bandiera del primo, avrebbe dovuto portare a un tasso di sostituzione, cioè nuovi assunti per gente mandata in pensione, pari a 3 a 1: il rapporto è per ora di 1 a 3. Il reddito di cittadinanza by Di Maio che doveva abolire la povertà per cinque milioni di persone e 1,3 milioni di famiglie ha coinvolto meno di un milione di nuclei e stanno scattando le prime revoche (39 mila). Persone avviate al lavoro: 50 mila. Il pil, che a fine 2018 aumentava dell’1,7 per cento e che era stato annunciato in crescita di 1,5 punti, è pari a zero. Lo spread in èra gialloverde è stato mediamente il doppio dei 140 punti attuali, con punte oltre i 300. Quando l’opposizione va in piazza per restituire agli italiani la democrazia, intende anche restituirgli più tasse, meno crescita, meno lavoro e l’insolvenza del debito?

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