"Restiamo lontani da iniziative minimaliste e provinciali"

Pietro Ferrari

Siamo preoccupati, non politicizzati. Parlano i big della Confindustria del nord, in collera con Salvini sul lavoro 
 

Delusi e in collera. I rappresentanti delle confindustrie del nord difendono imprese e lavoratori dalle intemerate anti economiche che la Lega non sa (o non vuole) fermare

     


L’Emilia-Romagna pesa per il 9,2 per cento per cento del pil per circa 154 miliardi e si è distinta per capacità di uscire dalla crisi più rapidamente di altre. Il sistema confindustriale conta 15.500 imprese con 800 mila addetti.


   

Quando parla con il Foglio Pietro Ferrari sta andando in un cantiere della sua Ingferrari, azienda centenaria di costruzione di impianti industriali. “Penso che sto facendo una cosa buona, ma al governo sembrano non capirlo del tutto”, dice. Da contrario al decreto dignità chiediamo se si sente politicizzato. “Premesso che in ogni dichiarazione di una persona c'è un elemento di politica. Ma nel senso dell’interesse per la politica che appartiene ai cittadini. Noi rappresentiamo dei sistemi di impresa che danno lavoro e questo non penso significhi essere politicizzati ma significa fare politica con altri mezzi, e io mi considero un civil servant. Detto questo – aggiunge – l’Italia che vuole raffigurare Salvini non fa parte della mia cultura, mi sembra molto oscura e non può essere consona a un paese dove le logiche dell’interscambio delle merci e delle persone è uno degli elementi fondamentali della sua economia. E in particolare nella mia regione. L’Emilia Romagna è fortemente vocata all’export e agli scambi internazionali, ci piace essere considerati un polo industriale del mondo che sta nel mondo. Non ha nulla a che vedere con iniziative minimaliste e provinciali – che porteranno poco futuro a un paese che sembra introverso, chiuso in se stesso, per una cultura a-scientifica e anti-industriale. Sono dell’idea che il decreto dignità è qualcosa che poco vale e serve solo a peggiorare le cose”.

  

Ferrari ravvisa il “ritorno” di una logica “per cui il progresso fa solo male per cui le strade sono troppe, le ferrovie non servono, il metano inquina, ma il progresso permette anche benefici enormi, banalmente, pensiamo in campo medico in cui la manifattura è essenziale”. “Salvini – aggiunge – avrà anche un suo progetto politico personale ma mi chiedo come questo possa accordarsi con l’idea di un futuro per l’Italia. Come potrebbero combattere fuori dall’euro le nostre micro-aziende? Non può realizzare un progetto politico mettendolo sulle spalle degli imprenditori e sfiduciandoli come si intuisce da una visione statalista per cui lo stato deve fare tutto. Noi crediamo nella capacità dell’intrapresa di generare reddito e lavoro, cerchiamo professionalità sempre più qualificate, migliorare le condizioni dei lavoratori e dei loro figli. Come può Salvini, il quale riceve la maggior parte dei voti e dei consensi in regioni che sono votate al progresso, creare situazioni di disagio per gli imprenditori? Se sono stato troppo esplicito, poco male. Mi farà la multa”.

  

Pietro Ferrari, presidente Confindustria Emilia Romagna

 

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