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Così i trasporti gratis sono diventati il nuovo reddito di cittadinanza

Maurizio Stefanini

Sono in tutto il mondo una quindicina le città che hanno avviato l’esperimento a livello integrale, e una trentina a livello parziale

Roma. Il modello Tallinn. E’ la capitale dell’Estonia il modello che la settimana scorsa il sindaco di Parigi Anne Hidago ha citato esplicitamente, nell’annunciare uno studio di fattibilità sull’ipotesi di rendere i trasporti pubblici gratis per tutti. “La questione della gratuità dei trasporti è una delle chiavi della mobilità urbana in cui i veicoli inquinanti non sono più centrali. Non bisogna cercare le soluzioni nell’armamentario del passato”, ha detto ai microfoni di France Bleu.

 

Anne Hidalgo è un po’ fissata con esperimenti sulla mobilità che suscitano polemiche: da una contestatissima chiusura del Lungosenna a uno schema di bike-sharing che si è tradotto un un colossale flop. La possibilità di sperimentare trasporti pubblici gratis per ridurre l’inquinamento era stata però ventilata già a febbraio dal governo tedesco, in una lettera che Berlino aveva inviato al Commissario europeo per l’Ambiente Karmenu Vella. Oggetto della missiva, spiegare perché la Germania continua a violare le norme dell’Ue sull’inquinamento atmosferico tossico e cosa si sarebbe fatto per risolvere il problema. “Stiamo considerando il trasporto pubblico gratuito per ridurre il numero di auto private”, era la “modesta proposta” che avrebbe potuto riguardare a titolo sperimentale cinque città: Bonn, Essen, Herrenberg, Reutlingen e Mannheim. E’ vero che – dopo il gran rumore che ne era seguito sulla stampa internazionale – l’ipotesi era stata ridimensionata. “Sta alle città stesse decidere se vogliono fare questo test”, aveva detto il ministro dell’Ambiente Stephan Gabriel Haufe. “Le città devono venire da noi con la proposta del trasporto pubblico locale gratuito, poi vedremo se sarà fattibile”.

 

Il problema è ovviamente quello che a Parigi è stato esplicitato da Alexandre Vesperini, capogruppo dei macroniani al municipio: “Per chi ne dubitasse, Anne Hidalgo si è candidata con una sola promessa, tutto gratis! Chi pagherà?”. E’ un po’ come la storia del reddito di cittadinanza, e infatti anche quella della “Zero Fare” sta diventando una tentazione e una promessa elettorale ricorrente.

 

Sono in tutto il mondo una quindicina le città che hanno avviato l’esperimento a livello integrale, e una trentina a livello parziale. Tra queste ultime anche due città italiane: Palermo, con la linea bus “Free express” dal Parcheggio Basile a Piazza Indipendenza e la “Free Centro Storico” da Piazza Indipendenza a Porta Felice e ritorno che effettua un periplo del centro storico cittadino; Reggio Emilia, con le linee navetta “E” e “G” per il centro ed “H ” per il centro e l’ospedale – gratis a chi parcheggia l’auto negli appositi parcheggi scambiatori in periferia.

 

L’unica esperienza “integrale” in una città importante è però quella di Tallinn. Capitale di un paese che è stato ribattezzato E-stonia per via dei suoi esperimenti di e-government al fine di tagliare a un tempo la spesa pubblica sia i costi della burocrazia, e dunque culturalmente attento al problema di soppesare i costi e i benefici di certe iniziative in apparenza utopistiche. Cominciato il primo gennaio del 2013, lo schema offre gratis ai residenti i servizi di 70 linee di bus, 5 di filobus e 4 di tram. Turisti e altri non residenti devono invece pagare un biglietto di due euro. Bisogna però ricordare da una parte che a Tallinn già il 70 per cento del costo dei servizi pubblici era sussidiato. Dall’altra che su 440.000 abitanti ce n’erano 40.000 che vivevano nella città ma non vi avevano trasferito ufficialmente la propria residenza, apposta per non pagare tasse municipali più alte che nel resto dell’Estonia. Spinti dall’incentivo del biglietto gratis almeno 25.000 di loro si sono registrati. Si deve al relativo maggior gettito se nell’esperimento il Comune di Tallinn non solo non ci sta rimettendo, ma dice di averci guadagnato una ventina di milioni di euro l’anno.

 

La conclusione? Non si tratta in realtà di bus gratis, ma pagati in altro modo. Con le tasse municipali nel ruolo di abbonamento generalizzato.

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