Qualche novità sul petrolio

Redazione

No, non è la geopolitica saudita. Ma l’aumento costante della domanda

Il prezzo del petrolio è salito sopra i 64 dollari al barile per la prima volta da metà del 2015 dopo il giro di vite in Arabia Saudita con la purga di principi e uomini d’affari da parte dell’erede al trono della Corona, il trentaduenne Mohammed bin Salman. Molti osservatori riconducono un rialzo del prezzo che non si vedeva da due anni alle tensioni geopolitiche che il giro di vite comporterà sull’area e i riflessi verso Iran, Qatar e Libano. Tuttavia, per quante siano le incognite e le tensioni derivanti dalla volontà del principe saudita di difendere gli interessi nazionali del Regno, e le preoccupazioni per la sensibilità particolare del primo membro dell’Opec e per la sua capacità di vendere greggio, il prezzo del petrolio stava già seguendo una tendenza rialzista anche prima degli eventi del fine settimana. Il prezzo era arrivato a toccare i 60 dollari, dopo un periodo di stasi, perché spinto sia, in parte, dalla promessa di ridurre la produzione organizzata dai paesi del cartello dell’Opec e dalla Russia, sia soprattutto dalla crescita economica globale più sostenuta dall’inizio della crisi finanziaria. La tendenza rialzista è sostenuta da un’altra dinamica carsica molto solida, che ha poco a che fare con i rivolgimenti geopolitici. Negli ultimi cinque anni la domanda di petrolio aumenta costantemente. La domanda di greggio è prevista in crescita quest’anno di 96,5 milioni di barili al giorno fino a 102,3 nel 2022 (un record e più del previsto) e 111,3 milioni nel 2040, secondo il World Oil Outlook dell’Opec pubblicato ieri. Nel 2014 era di 92 milioni di barili al giorno, in tre anni è aumentata di 4 milioni di barili giornalieri. Il mercato e gli addetti al trading finanziario, per i quali il petrolio è solo una delle tante commodity, preferiscono guardare a fattori emotivi che influenzano il prezzo, come appunto gli assetti di potere in Arabia che sono più facili da cogliere ma non cambiano né la capacità produttiva né il mercato reale. Invece, in questo periodo, probabilmente la novità più rilevante è che la copertura del fabbisogno energetico mondiale è garantita dal petrolio in massima parte, benché spesso si senta parlare della sua “fine inarrestabile”.

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