Jerome Powell (foto LaPresse)

Perché la nomina di Powell alla Fed può eccitare i mercati

Alberto Brambilla

Trump sarebbe pronto a sostituire Yellen con un non-economista e cauto attendista. Gli investitori gustano occasioni d'incasso

Roma. Questo giovedì Donald Trump si prepara ad annunciare il nome del prossimo presidente della Federal Reserve e, secondo fonti dell’Amministrazione, sarà Jerome Powell il candidato a sostituire Janet Yellen – salvo sorprese. Senza fare nomi il presidente degli Stati Uniti aveva anticipato sul social network Instagram venerdì scorso che “sarà una persona che farà un fantastico lavoro”. Diversi media, tra cui Politico, Wall Street Journal e Financial Times, hanno indicato Powell come favorito rispetto all’altro possibile candidato, il professore di Economia dell’Università di Standord, John Taylor, il quale sarebbe incline a dare una sterzata rapida alla Fed con un aumento incisivo dei tassi rispetto alla cautela di Yellen.

     

Powell membro della consiglio dei governatori dal 2002, è considerato un centrista ed è stato vicino alle posizioni attendiste di Yellen, la quale non si sentiva abbastanza sicura di aumentare i tassi in modo rapido vista la bassa crescita potenziale e l’inflazione ancora sotto l’obiettivo statutario del 2 per cento. Se il Senato confermerà Powell, i mercati dovrebbero apprezzare una scelta che dunque va all’insegna della “continuità” e allontana sterzate traumatiche dalla mente degli investitori in un periodo in cui l’ottimismo per la crescita americana (3 per cento nel terzo trimestre), e mondiale, continua a sostenere una delle più lunghe fasi rialziste nella storia di Wall Street. La solida performance trimestrale dei colossi tecnologici (Amazon, Alphabet, Microsoft) ha spinto il Nasdaq a un altro record segnando il maggior rialzo da due anni.

     

   

Powell viene dal settore privato ed è conosciuto tra i banchieri e gli investitori. Ha lavorato nella società internazionale di asset management Carlyle Group per un decennio (1997-2005) con un passaggio al Tesoro con George W. Bush, prima ancora ha lavorato nella banca d’investimento Dillon Read. Se la sua nomina sarà approvata dal Senato, dove è gettonato tra i Repubblicani anche il rivale Taylor, padre della Taylor Rule (formula matematica utile a fissare i tassi d’interesse) sarebbe il primo presidente della Fed dal 1979 a non essere un economista accademico. Powell, 64 anni, ha una formazione da avvocato. I suoi predecessori, come Yellen ma anche Ben Bernanke hanno un curriculum accademico. “Sarebbe un errore pensare che solo gli economisti puri possano ottenere l’incarico… ma in generale penso che sia preferibile un economista come presidente”, ha detto David Wessel del Brookings Institution, un think tank, perché “sono un pochino preoccupato di chi si forma in corso d’opera”.

       

La candidatura di Powell è stata appoggiata in privato dal Segretario al Tesoro, Steve Mnuchin, ex Goldman Sachs, il quale confida di potere avere una certa influenza su di lui. L’Amministrazione conterebbe su Powell per allentare la regolamentazione sul settore finanziario cosa che la filo-democratica Yellen, insieme all’ex governatore Daniel Tarullo, nominato da Barack Obama e dimessosi dopo l’elezione di Trump, erano riluttanti a fare. Anche alcuni repubblicani sono stati critici delle intenzioni di Powell.

    

L’indicazione di Trump, che, secondo la Casa Bianca, arriverà dopo la riunione della Fed di mercoledì e prima che il presidente parta per il suo primo tour asiatico, sarà un evento chiave per i mercati finanziari. Le Banche centrali hanno sostenuto un lungo periodo di politiche accomodanti che ha anestetizzato la voltalità dei mercati. Come segnala il recente annuncio di un graduale ritiro degli stimoli della Banca centrale europea. La volatilità dei corsi di Borsa è limitata e gli investitori potrebbero approfittare della nomina alla Fed, in un contesto che sta premiando l’appetito per il rischio, per passare all’incasso ogni volta che annusano una tendenza al ribasso convinti che le banche centrali, preoccupate di non volere fermare il momento positivo delle Borse e dell’economia e incerte sull’andamento dell’inflazione, faranno di tutto per garantire il loro sostegno.

  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.