Ai ricconi piace green. Anche il lusso di Aston Martin diventerà ibrido

Giovanni Battistuzzi

"Entro il 2025 passeremo completamente alla tecnologia ibrida", ha dichiarato il ceo dell'azienda, Andy Palmer. Le ragioni d'immagine ed economiche del cambiamento

L'idea, inconsapevolmente, ce l'aveva avuta Carlo d'Inghilterra, anticipando un po' tutti, anche la moda: far andare le sue Aston Martin e il resto della sua flotta di automobili d'epoca a formaggio e vino di casata. L'idea era buona, seppure naif e irrealizzabile su larga scala, ma soprattutto lungimirante. Almeno a vedere dove sta andando parte del mondo dell'automobile e stando agli annunci di governi e amministrazioni metropolitane che continuano a limitare e vietare la circolazione di vetture con motore a scoppio. Un mese fa il Regno Unito ha annunciato che vieterà la vendita di propulsori a benzina e diesel nel 2040; pure il governo francese è pronto a fare lo stesso. E così, dopo la decisione della svedese Volvo di produrre soltanto motori ibridi o full-electric dal 2019, ecco la svolta di Aston Martin: "Entro il 2025 passeremo completamente alla tecnologia ibrida", ha dichiarato al Financial Times il ceo dell'azienda britannica, Andy Palmer.

"Le auto sono come certe donne che gravitano attorno al mondo dello spettacolo, seguono l'odore dei soldi", disse Steve McQueen commentando nel 1965 l'acquisizione della casa francese Bugatti (che smise di produrre nuovi modelli dopo le vendite disastrose del suo modello del 1956, la Type 251) da parte dell'azienda spagnola Hispano-Suiza. E l'odore dei soldi porta a seguire le tendenze, che si modificano seguendo l'evolversi dei gusti degli automobilisti, che ora dicono una sola cosa: green, elettrico, energia pulita o almeno di facciata.

Uno studio effettuato dalla Business Wire ha evidenziato come il mercato europeo delle auto elettriche salirà al 3,65 per cento del totale entro il 2021 (ora è sotto l'un per cento per un totale di circa 94 mila vetture vendute). Un aumento ancora limitato in termini assoluti, abbastanza almeno da rendere difficile un passaggio all'ibrido su vasta scala. Se però si analizzano i segmenti di vendita la ricerca evidenzia come ci sia maggiore richiesta in due settori antitetici: quello A, ossia relativo alle microcar, e quello F, ossia le auto di lusso. Se nel primo le auto ibride o full electric potrebbero raggiungere il 10 per cento del mercato entro il 2021, nel secondo la tendenza è in crescita e raggiungerà il 7,5 per cento.

Una percentuale che però è destinata a crescere e a dilatarsi anche in breve tempo se ci sarà un'allargamento dell'offerta.

Uno studio effettuato lo scorso anno dall'Università di Cambridge per il Ministero dei trasporti inglese ha evidenziato che il 54 per cento dei britannici sarebbe disposto ad acquistare un'automobile con un motore non alimentato a benzina o gasolio. Una percentuale in linea con quelle emerse da una ricerca fatta dall'Unione europea (55 per cento degli europei) e dal Center for Automotive Research dell'Università di Stanford (58 per cento degli americani). A sorprendere sono però i dati relativi alla divisione in fasce di reddito degli intervistati. Se infatti i feedback positivi oscillavano in tutte le classi sociali attorno al 50 per cento, il picco si è registrato nella fascia di reddito più alta: il 74 per cento degli intervistati sarebbe disposto a comprare un'auto ibrida o full electric e il 77 per cento di questi lo farebbe in breve tempo se si trovassero più modelli rispetto a quelli disponibili. Tra le motivazioni una è stata utilizzata in modo massiccio: "It's cool", "è figo". Ma a patto che possa essere differente da quello di altri ricconi.

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